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La metafora della vista (Laura Canepa)

Visus Occhio Destro 10/10
Visus Occhio Sinistro 4/10 con correzione -1.00sph 10/10
E siamo a posto ! Ma siamo veramente a posto ?
In effetti porre una lente davanti all’occhio che non vede significa ridare “luce” a quell’occhio, significa aiutarlo a “vedere”…è un bel lavoro che aiuta velocemente a superare un disagio.
Un disagio di cui purtroppo non si conosce la causa o si pensa che non si possa conoscere.
Sarebbe importante chiedersi come mai un occhio non riesce a vedere
Sarebbe interessante ricostruire la storia di quell’occhio e di quello che ha visto o di quello che non ha potuto vedere.
Il mio lavoro consiste proprio nell’insegnare agli occhi a “vedere di nuovo”
Il nostro corpo parla, i nostri occhi conducono il nostro corpo nello spazio.
Attraverso il “movimento” coordinato e armonico, possiamo riprendere per mano la funzione visiva dimenticata e riattivarla. Il processo è rilassante e soprattutto ludico, è un viaggio alla ricerca di una parte di se che crediamo perduta e dimenticata. Quando si verifica un “Blocco energetico oculare “che provoca la cattiva visione”, si può sciogliere proprio con il movimento accompagnato dalle vibrazioni della musica, frequenze che fanno vibrare le nostre cellule.
Ho avuto un’esperienza molto illuminante quando diversi anni fa seguivo una paziente che, reduce da chirurgia refrattiva ,frequentava il mio studio per vedere meglio e risolvere anche quel piccolo residuo miopico che l’intervento le aveva lasciato. Ebbene , la introdussi al Metodo Bates e comprese la connessione tra occhi e corpo, tra occhi e respiro, tra occhi ed emozioni , tra vista e movimento….e molto altro ! Comprese molti aspetti della sua vista ed entrò in un mondo percettivo diverso fatto di profondità, di spazio e di luce che prima non conosceva. La invitai a partecipare a un corso di Canto armonico che Lorenzo Pierobon teneva a Genova. Fu così che conobbe le frequenze della sua voce e le vibrazioni emozionanti che le procuravano. Sentì sciogliere dentro di se qualcosa di raggrumato che non voleva andare via…sentì i suoi occhi lasciare andare tutta quella rigidità che la chirurgia non aveva potuto eliminare .
E soprattutto divenne sensibile ai cambiamenti della sua visione, della sua percezione godendo di una vista migliore, arricchita da spazi ed emozioni.
Comprendere il concetto di frequenze aiuta ad ampliare la nostra sensibilità e il nostro benessere semplicemente ponendoci in ascolto di noi stessi, delle frequenze del nostro cuore, della nostra voce e dei nostri occhi. Oggi più che mai è importante ampliare la nostra consapevolezza e attingere a energie interiori che danno spazio al nostro animo e potenziano la nostra resilienza. Noi siamo molto di più di quello che pensiamo!
Laura Canepa
Nasce a Genova dove vive e lavora.Si laurea in Ortottica nel 1992.Nell’anno 2001 fonda L’aiev, Associazione Italiana Educatori Visivi. Nel 2008 fonda Aivon , Associazione Internazionale per la visione olistica naturale E’ socia di Sipnei , Società Italiana di psiconeuroendocrinoimmunologia Il suo lavoro e i suoi studi sono tesi a ridare benessere visivo alle persone che desiderano curare la propria vista e la salute degli occhi con metodi naturali. Il Metodo Bates di Laura Canepa si integra con altre discipline.
Studio: Genova, Corso Gastaldi, 53/a/r www.vistabates.it www.vivilavista.blogspot.com
Cell. 3479311720 Tel.010317084

Per approfondire l’argomento leggi: Sentire con gli occhi

Il diario della Voce

Una delle richieste che riscuote più interesse tra le persone che intendono intraprendere un percorso individuale di conoscenza e crescita personale attraverso la Voce è quella del “diario”.

Personalmente ritengo che il diario sia un formidabile strumento, che accompagna durante il percorso, ma che riveste un’utilità ancora più profonda al termine della relazione terapeutica.

Entrare in contatto profondo con la propria voce implica spesso trovarsi di fronte a blocchi o eventi traumatici che hanno avuto luogo nel corso della nostra esistenza, e che spesso si ripresentano sotto forme che non riusciamo a riconoscere immediatamente, ma che possono influenzare il nostro modo di relazionarci con il mondo. Il diario della Voce, diventa un modo utile per mettere “nero su bianco” i nostri pensieri, le emozioni che stiamo vivendo, le paure, ma anche le intuizioni, i progressi, gli obiettivi raggiunti, i talenti che abbiamo riscoperto, i sogni che vogliamo realizzare.

Il diario nel tempo prenderà forza e quando lo rileggeremo, potremo tracciare a ritroso la rotta di un viaggio interiore, dal punto di arrivo al punto di partenza, ripercorrendo nella memoria e nelle emozioni tutto il nostro vissuto e il modo in cui abbiamo superato gli ostacoli e elaborato le nostre sofferenze,

La scrittura spesso può essere vissuta come un ostacolo, ecco perché invito a redigere il diario utilizzando anche altri modi: il disegno, la poesia, gli aforismi, il collage, la registrazione digitale, i video… e così capita spesso che un diario si possa trasformare in opera d’arte. Eccone un esempio.

 Lorenzo Pierobon©

 

 

 

Movimento del corpo movimento della Voce

Muovere la voce significa entrare in contatto profondo con il nostro corpo e non solo con l’apparato fonatorio preposto alla emissione vocale. Il metodo VHM, prevede spesso l’utilizzo della voce in sinergia con movimenti o posture statiche per migliorare l’efficacia della propria performance artistica, per acquisire strumenti utili a creare un proprio stile o semplicemente per favorire una corretta e salutare emissione vocale.
Le tensioni muscolari ostacolano il respiro e non lo rendono funzionale alla libera espressione vocale, ecco perché VHM si focalizza su tre aspetti fondamentali: propriocezione corporea (posizioni), percezione dei processi mentali e fisiologici, propriocezione respiratoria (respirazione), per guidare il “sistema” verso una ritrovata unità corpo/voce.

Lorenzo Pierobon©

Disegni di Stefania Mattia

 

Humming vocale per migliorare la respirazione e alleviare i sintomi della sinusite

L’humming  consiste nel mormorare  una “M”, prolungarne il suono con le labbra socchiuse (senza serrarle) e gli angoli della bocca  leggermente sollevati. E’ uno dei suoni più semplici e naturali che si possano emettere con la nostra voce.

Gli effetti di questa semplice pratica sono conosciuti a chi si occupa di voce: induce calma, riduce la frequenza cardiaca e il ciclo respiratorio, riscalda le voce e la prepara ad un uso prolungato, stimola la neuroplasicità e la propriocezione. Personalmente utilizzo questo esercizio  in combinazione con la consonante N in alternanza alla M introducendo anche un movimento masticatorio durante il vocalizzo ed associandolo alla tecnica della “Voce ellittica” per ottenere una ulteriore “spazializzazione” del suono.

Studi recenti condotti presso l’Istituto Karolinska University in Svezia dimostrano che questa modalità di emissione vocale  porta ad un considerevole  aumento del flusso d’aria nei seni nasali; inoltre i livelli di ossido nitrico (NO) aumentano da 15 a 20 volte col l’humming rispetto all’espirazione silenziosa. L’ossido nitrico è noto per essere una sostanza antivirale e antibatterica. Di solito una respirazione compromessa porta a una cattiva circolazione dell’aria e a una bassa pressione nel naso e nei seni nasali, creando così un ambiente adatto alla proliferazione  batterica e alle infiammazioni.

L’humming quindi potrebbe quindi avere un effetto positivo sulla sinusite riducendone i sintomi, questo praticando costantemente esercizi che prevedano 60-120 ripetizioni per tre, quattro volte al giorno, in questo modo i sintomi della sinusite cronica possono ridursi drasticamente. 

Ecco i link per visionare i documenti  (inglese

Karolinska University Press 2006 full text

European Journal of Clinical Investigation

Asclepeion il tempio della Voce

In questo tempo “sospeso” abbiamo sperimentato diversi stati, raccoglimento, silenzio, paure, morte e rinascita; Elaborare queste emozioni significa trarre un prezioso insegnamento che possa dare luogo a una reale nuova “nascita”. Per fare questo abbiamo bisogno di prenderci cura di noi stessi, di trovare un luogo (anche fisico) che possa permetterci di trasformare tutto ciò e di metterlo a disposizione per effettuare un salto di qualità in questa nuova esistenza.

Credo fermamente che utilizzare la Voce come “strumento sacro”, unita alla forza della presenza e dell’intenzione possa contribuire fortemente a questo processo di purificazione e di liberazione dalle paure patologiche. Luoghi fisici e luoghi virtuali ospiteranno questa nuova ritualità finalizzata al recupero del benessere personale.

© Lorenzo Pierobon 2020

I templi sotterranei

erano anche luoghi di guarigione e rinascita, in cui entrare col carico dei malanni e uscire rigenerati. Questo processo di purificazione poteva avvenire in vari modi: mediante l’aspersione con acque rese sacre dalla “presenza” del Numen  (Ablutio), il sonno rituale in grotta (Incubatio), o il passaggio per un varco naturale, il cui superamento rappresentava la morte simbolica del vecchio essere umano e la nascita del nuovo. (fonte wikipedia)

Riti eseguiti presso l’Asclepeion

C’erano due passaggi affinché un paziente potesse essere trattato nell’Asclepeion. Il primo dei quali era la fase di catarsi o purificazione. Ciò avveniva quando un paziente si sottoponeva a una serie di bagni e altri metodi di purificazione, come una dieta pulita per alcuni giorni o purificando le proprie emozioni attraverso l’arte. Il paziente quindi faceva un’offerta in denaro o una preghiera al tempio di Asclepio. Il sacerdote del tempio quindi offriva al paziente una preghiera con cui avrebbe alleggerito la mente del paziente e avrebbe creato una prospettiva più positiva per loro.

Successivamente, arrivava l’incubazione o terapia dei sogni. Questo era il processo in cui i pazienti avrebbero passato la notte nel tempio di Esculapio e durante la notte sarebbero stati visitati da un dio. Se il paziente era fortunato, Asclepio stesso lo avrebbe visitato. Il paziente avrebbe quindi ricevuto il trattamento adeguato mentre era in sogno o avrebbe ricevuto istruzioni da Asclepio su quali fossero i passi necessari per curare il disturbo. Se Asclepio non visitava il paziente, quando il paziente si svegliava, raccontava il suo sogno a un sacerdote o ad un interprete dei sogni e a seconda del tipo di sogno avrebbe ricevuto un certo tipo di trattamento. (fonte wikipedia)

INFO

Lockdown e disturbo post traumatico da stress

 

Un articolo che analizza le possibili  ripercussioni che avrà l’epidemia di covid-19, i danni collaterali non calcolati, lo “tsunami emotivo” che è in corsa per raggiungere le persone che saranno coinvolte . Per far fronte a tutto questo serviranno professionisti che si sono preparati nel silenzio, lontano dai riflettori e dalle dirette televisive, serviranno persone  solide ed equilibrate, consapevoli  e ben preparate nell’arte della “cura”. 

Cosa implementare:

  • Unità di intervento sul territorio, a cui possano essere indirizzate le persone con stress post traumatico
  • Personale addestrato a lavorare con il trauma
  • Informazioni dettagliate e capillari per comunicare che una reazione psicologica allo stress  è NORMALE
  • Siti e app che possano raccogliere le richieste
  • Lista di attesa delle  persone in crisi acuta da prendere in carico in tempi brevi

Lorenzo Pierobon

 

ecco il link  per l’articolo completo in inglese Written by Dr Elke Van Hoof, Professor, health psychology and primary care psychology, Vrije Universiteit Brussel

Il mistero della Voce

Una grotta magica ospita un coro di esploratori della Voce, registrato dal vivo a Putignano (BA) nella grotta di S. Michele durante il workshop di
Lorenzo Pierobon: Vox Ali.

Le carte della Voce: voice cards 2.0 new release

Nel 2007 nasce il primo mazzo di carte della voce con una impostazione prettamente grafica (qui l’articolo completo).

Oggi presentiamo questo  nuovo strumento considerato l’evoluzione delle carte della Voce, 96 carte divise in sezioni:

CARTE AZIONE
CARTE DILEMMA
CARTE CREATIVITÀ
CARTE VOCE
CARTE AFORISMA

Le Voice Cards, ideate da Lorenzo Pierobon, sono un potente strumento dedicato a professionisti di diversi ambiti: dalla relazione di aiuto alla creatività, dal teatro al canto. Pensate per superare blocchi emotivi e creativi, queste carte aiutano a esplorare nuove strade espressive e a sviluppare competenze vocali e relazionali in modo pratico e personalizzato.

A chi sono rivolte?

Le Voice Cards sono pensate per:

  • Professionisti della relazione d’aiuto, come terapeuti e counselor.
  • Creativi, alla ricerca di nuovi spunti per il loro processo artistico.
  • Attori e cantanti, per migliorare la performance e liberare il potenziale vocale.
  • Insegnanti di canto e vocal coach, per integrare tecniche innovative nel loro metodo.

Sono particolarmente utili per affrontare e risolvere blocchi creativi o emotivi, fornendo strumenti immediati per esplorare e trasformare il proprio rapporto con la voce e il corpo.


Lo strumento: il mazzo di carte

Il mazzo è composto da circa 96 carte, suddivise in sezioni specifiche:

  1. AZIONE: Esercizi pratici per attivare il corpo e la voce.
  2. DILEMMA: Spunti per riflettere su temi personali o creativi.
  3. VOCE: Tecniche vocali e suggerimenti per sperimentare suoni e risonanze.
  4. AFORISMA: Frasi ispirazionali che stimolano intuizioni e nuove prospettive.

Perché è necessario un corso di formazione?

Le Voice Cards non vengono vendute singolarmente ma sono fornite esclusivamente in combinazione con un corso di formazione personalizzato, disponibile in sessioni individuali o in piccoli gruppi.

Il corso è fondamentale per:

  • Apprendere le tecniche e le indicazioni presenti nelle carte.
  • Comprendere come adattarle alla propria professione o al proprio ambito d’intervento.
  • Sviluppare una pratica costante, necessaria per integrare gli esercizi in modo efficace.

Il corso, accessibile solo dopo un colloquio preliminare, garantisce un’esperienza formativa su misura per ogni partecipante, valorizzando l’unicità del proprio percorso.

Contattatemi in privato per informazioni:
pierobon.lorenzo@gmail.com

© 2019 Lorenzo Pierobon

La Musicoterapia, può aiutare i bambini autistici a gestire le emozioni

Secondo uno studio l’interazione sociale di chi ne è affetto può beneficiare dell’improvvisazione musicale. Ne parliamo con uno degli autori che ci spiega i risultati

di TINA SIMONIELLO (articolo originale)

NON C’È cura per l’autismo, ma la musica ha il potere di aprire la strada a nuove forme di comunicazione nei bambini che ne soffrono: 1 su 100. Sulla relazione tra musica e linguaggio nei pazienti pediatrici con disturbo dello spettro autistico all’Irccs Fondazione Stella Maris di Pisa si è appena tenuto un convegno nel corso del quale si è riflettuto sui risultati di Time-A, uno studio internazionale pubblicato sul Journal of the American Medical Association che ha valutato l’efficacia della musicoterapia, e in particolare dell’improvvisazione musicale, su 364 bambini autistici di 4-7 anni di 9 Paesi tra cui il nostro. Una ricerca che non ha dimostrato – come si legge nelle conclusioni – miglioramenti significativi, ma che comunque ha evidenziato effetti positivi sui pazienti. Ne abbiamo parlato con Filippo Muratori, associato di neuropsichiatria infantile all’università di Pisa, responsabile della Psichiatria dello sviluppo di Stella Maris, e co-autore della pubblicazione ospitata da Jama. “Il fatto è – dice il neuropsichiatra – che lo strumento diagnostico che abbiamo utilizzato in Time-A valuta alcuni aspetti del bambino autistico, per esempio quello socio-comunicativo, ma non altri. In realtà, nel corso di Time-A, di effetti positivi significativi ne abbiamo rilevato diversi”.

LEGGI Autismo, la ricerca: diagnosi precoce basata su sviluppo del cervello

·L’IMPORTANZA DI IMPROVVISARE

“Nei bambini che hanno partecipato al progetto – riprende Muratori- è aumentata la motivazione sociale, mentre sono diminuiti i manierismi autistici, i movimenti stereotipati e ripetitivi. È migliorata anche la regolazione emotiva che è una premessa per lo sviluppo delle abilità di interazione sociale. E l’effetto è stato più evidente nei casi in cui è stato possibile ‘improvvisare’ insieme al musicoterapeuta brevi brani musicali, il che è indice di una migliore sintonizzazione affettiva”.

·IL MUSICOTERAPEUTA È UN MUSICISTA

La musicoterapia usa la musica per costruire una melodia con chi ha difficoltà di comunicazione, bambini ma anche adulti, autistici ma anche affetti da altre malattie. “È un dialogo fatto di suoni, di note musicali, che si improvvisa. Non è una lezione, non c’è nulla di precostituito, un po’ come accade a volte nel jazz”, spiega Muratori. E il musicoterapeuta non è uno psicologo che si improvvisa musicista ma un musicista che ha seguito un’opportuna formazione sia musicale che clinica, e che lavora all’interno di un team specialistico, come è avvenuto nel Time-A. In Italia ci sono scuole di formazione per musicoterapeuti ma la figura professionale non è ancora riconosciuta ufficialmente, a differenza di quanto avviene in altri Paesi”.

·UNA PERSONA SU 100

L’autismo è una malattia dello sviluppo del cervello multifattoriale: le cause sono diverse e di diversa natura, ambientale e genetica. È affetta da disturbi dello spettro autistico circa 1 persona su 100 – “in base a dati epidemiologici internazionali, nel nostro Paese non abbiamo dati certi e definitivi”. Ma se i numeri non sono sempre certi, è certo che il numero dei casi di autismo è in crescita nel mondo, perché è migliorata la capacità diagnostica e la sensibilità nei confronti di una patologia che include un’ampia eterogeneità di quadri: nelle persone che ne sono affette, il grado di abilità intellettiva e comunicativa è molto variabile e spazia da una compromissione grave ad abilità cognitive non verbali anche superiori alla norma: “Sono i cosiddetti talenti, per esempio ci sono bambini con capacità di percezione dei particolari e capacità grafiche notevoli. O anche con notevoli talenti musicali”, continua Muratori.

Di autismo non si guarisce, ma la diagnosi precoce che è possibile già nei primi due anni di vita, e di conseguenza l’intervento precoce sono strumenti importanti. È in questo contesto che va inserita la musicoterapia “che – conclude Muratori – può contribuire a migliorare la vita di chi soffre di autismo e delle loro famiglie”.

La Via dell’arco, la Via della voce

“Lo Zen e il tiro con l’arco” (Zen in der Kunst des Bogenschießens), scritto da Eugen Herrigel. È un libro affascinante che esplora la relazione tra la filosofia zen e la pratica del tiro con l’arco giapponese, il kyūdō. Herrigel, filosofo tedesco, si trasferì in Giappone negli anni ’20 e decise di apprendere il kyūdō per comprendere meglio lo spirito del buddhismo zen. Nel libro, racconta il suo percorso di apprendimento sotto la guida del maestro Kenzo Awa, mettendo in luce come il tiro con l’arco non sia solo una tecnica fisica, ma una disciplina mentale e spirituale che richiede concentrazione, abbandono dell’ego e un’unione totale tra mente e corpo. L’opera si è rivelata una porta d’ingresso per molti occidentali interessati alla filosofia orientale, fornendo un ponte tra le pratiche zen e il pensiero occidentale, il libro rimane un classico per chi cerca ispirazione sul significato profondo della pratica e sulla connessione tra azione, mente e spirito.

Dopo aver letto Lo Zen e il tiro con l’arco  ho intuito che vi fosse un certa similitudine tra l’arciere ed il cantante. L’arciere tende il suo arco, si prepara al tiro e scocca la freccia; il cantante (in particolare quello che pratica il canto armonico), prepara il suo arco (il corpo), tende la corda attraverso i movimenti della lingua, e scocca la sua freccia creando gli armonici al di sopra della nota fondamentale.Solo dopo essermi iscritto ad un corso di tiro con l’arco, ed aver imparato a tirare,   è arrivata l’intuizione. 

Attraverso la vocalizzazione del fonema : L-U-I si possono imitare e visualizzare le tre posizioni dell’arciere. Questo esercizio si può utilizzare in particolare nel canto armonico a due cavità, cioè quella tecnica che prevede il sollevamento della lingua verso il palato, in modo da formare due zone di risonanza, quella superiore e quella inferiore. Attraverso un controllo appropriato possiamo ottenere due (o più) armonici nell’arco di una emissione vocale. 

 

La prima fase consiste nell’ incoccare la freccia  attraverso la vocalizzazione della consonante L. La lingua si posiziona a contatto con gli alveoli dentali (incisivi superiori).

Si passa poi alla vocale U , corrispondente alla fase del tendere l’arco. La vocale u è caratterizzata dalla chiusura delle labbra, che formano un’apertura più stretta, e dall’arretramento della lingua.

Infine per scoccare la freccia si vocalizza la  I , la lingua si appiattisce e i suoi bordi esterni vengono  a contatto con la parte interna dei molari e premolari (arcata superiore), la punta scatta in avanti come la punta della freccia quando lascia la corda tesa dell’arco

Alla fine si uniscono i tre movimenti : incocca (L), tendi (U), scocca (I) in una sola emissione……e la freccia raggiunge il bersaglio! E’ così che il cantante, come l’arciere, diventa tutt’uno con il suo canto.

© 2011 Lorenzo Pierobon