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La Musicoterapia, può aiutare i bambini autistici a gestire le emozioni

Secondo uno studio l’interazione sociale di chi ne è affetto può beneficiare dell’improvvisazione musicale. Ne parliamo con uno degli autori che ci spiega i risultati

di TINA SIMONIELLO (articolo originale)

NON C’È cura per l’autismo, ma la musica ha il potere di aprire la strada a nuove forme di comunicazione nei bambini che ne soffrono: 1 su 100. Sulla relazione tra musica e linguaggio nei pazienti pediatrici con disturbo dello spettro autistico all’Irccs Fondazione Stella Maris di Pisa si è appena tenuto un convegno nel corso del quale si è riflettuto sui risultati di Time-A, uno studio internazionale pubblicato sul Journal of the American Medical Association che ha valutato l’efficacia della musicoterapia, e in particolare dell’improvvisazione musicale, su 364 bambini autistici di 4-7 anni di 9 Paesi tra cui il nostro. Una ricerca che non ha dimostrato – come si legge nelle conclusioni – miglioramenti significativi, ma che comunque ha evidenziato effetti positivi sui pazienti. Ne abbiamo parlato con Filippo Muratori, associato di neuropsichiatria infantile all’università di Pisa, responsabile della Psichiatria dello sviluppo di Stella Maris, e co-autore della pubblicazione ospitata da Jama. “Il fatto è – dice il neuropsichiatra – che lo strumento diagnostico che abbiamo utilizzato in Time-A valuta alcuni aspetti del bambino autistico, per esempio quello socio-comunicativo, ma non altri. In realtà, nel corso di Time-A, di effetti positivi significativi ne abbiamo rilevato diversi”.

LEGGI Autismo, la ricerca: diagnosi precoce basata su sviluppo del cervello

·L’IMPORTANZA DI IMPROVVISARE

“Nei bambini che hanno partecipato al progetto – riprende Muratori- è aumentata la motivazione sociale, mentre sono diminuiti i manierismi autistici, i movimenti stereotipati e ripetitivi. È migliorata anche la regolazione emotiva che è una premessa per lo sviluppo delle abilità di interazione sociale. E l’effetto è stato più evidente nei casi in cui è stato possibile ‘improvvisare’ insieme al musicoterapeuta brevi brani musicali, il che è indice di una migliore sintonizzazione affettiva”.

·IL MUSICOTERAPEUTA È UN MUSICISTA

La musicoterapia usa la musica per costruire una melodia con chi ha difficoltà di comunicazione, bambini ma anche adulti, autistici ma anche affetti da altre malattie. “È un dialogo fatto di suoni, di note musicali, che si improvvisa. Non è una lezione, non c’è nulla di precostituito, un po’ come accade a volte nel jazz”, spiega Muratori. E il musicoterapeuta non è uno psicologo che si improvvisa musicista ma un musicista che ha seguito un’opportuna formazione sia musicale che clinica, e che lavora all’interno di un team specialistico, come è avvenuto nel Time-A. In Italia ci sono scuole di formazione per musicoterapeuti ma la figura professionale non è ancora riconosciuta ufficialmente, a differenza di quanto avviene in altri Paesi”.

·UNA PERSONA SU 100

L’autismo è una malattia dello sviluppo del cervello multifattoriale: le cause sono diverse e di diversa natura, ambientale e genetica. È affetta da disturbi dello spettro autistico circa 1 persona su 100 – “in base a dati epidemiologici internazionali, nel nostro Paese non abbiamo dati certi e definitivi”. Ma se i numeri non sono sempre certi, è certo che il numero dei casi di autismo è in crescita nel mondo, perché è migliorata la capacità diagnostica e la sensibilità nei confronti di una patologia che include un’ampia eterogeneità di quadri: nelle persone che ne sono affette, il grado di abilità intellettiva e comunicativa è molto variabile e spazia da una compromissione grave ad abilità cognitive non verbali anche superiori alla norma: “Sono i cosiddetti talenti, per esempio ci sono bambini con capacità di percezione dei particolari e capacità grafiche notevoli. O anche con notevoli talenti musicali”, continua Muratori.

Di autismo non si guarisce, ma la diagnosi precoce che è possibile già nei primi due anni di vita, e di conseguenza l’intervento precoce sono strumenti importanti. È in questo contesto che va inserita la musicoterapia “che – conclude Muratori – può contribuire a migliorare la vita di chi soffre di autismo e delle loro famiglie”.

Un magnifico viaggio nella voce

Il Centro Olistico Radhadesh, domenica 20 gennaio, si è convertito in un tempio di voci.

Lorenzo Pierobon, musicoterapeuta, vocal trainer, formatore e artista a tutto tondo, è stato capace di immergere i partecipanti al suo laboratorio,  Suoni dell’anima, con chiarezza e precisione, nella scoperta della propria voce, caratteristica individuale che interviene in ogni situazione in cui ci si viene a trovare. La voce è il nostro bigliettino da visita, è una nostra qualità che dice molto di chi siamo e soprattutto è un veicolo di espressione a cui ricorriamo praticamente sempre a livello personale e a livello professionale. L’aspetto singolare della voce prescinde quindi dagli ambiti artistici in senso stretto. seminario.pierobon.toRiconnetterci con questo strumento significa, in un’ottica più olistica, integrarci con una parte di noi che a volte non riconosciamo per quella che realmente è, che non curiamo abbastanza.Durante il seminario si è lavorato decodificando diverse esperienze attraverso concetti provenienti dalla fisica quantistica, quali la relazione di fase, i domini di coerenza, la coerenza di sistema, l’entanglement e la risonanza, e da questi concetti si è giunti a percepire, ciascuno a proprio modo, stati altri di coscienza. Il suono ha permesso ai partecipanti di aprire delle porte della coscienza, ha consentito un viaggio che per qualcuno ha significato contattare la Coscienza Collettiva dove vi è tutto, dove si concentra passato, presente e futuro. Per qualcuno ha significato realmente essere raggiunto da messaggi importanti che hanno aperto delle brecce nella loro esistenza.
Tante scoperte sollecitate da sperimentazioni che al contempo si collocavano a livello fisico, emotivo, mentale e spirituale e che a volte hanno fatto ricorso a strumenti semplici come la cannuccia, chediventava magicamente veicolo di consapevolezza di sé. Si è sempre proceduto partendo dall’esperienza, spiegandola e poi dandole un senso fisico (strutturale-fonatorio), emotivo e simbolico archetipico. La bocca si converte dunque nell’alcova della fusione del maschile e del femminile. E alla fine si sono sperimemandala8ntati gli armonici, suoni particolari che sono presenti in tutte le voci quando questa è aperta, ma che possono essere indotti. Generandoli questi si trasformano in canali speciali che sostengono l’atto meditativo in un vortice di colori, manifestazioni della pluralità dei suoni possibili. Con grande presenza si sono assaporati il gusto del silenzio, la bellezza della varietà e la grazia delle pause che portano a un senso di galleggiamento dove tutto può essere e dove il corpo e l’anima finalmente ricevono il corretto nutrimento. L’orchestrazione finale è stata fotografata da una strumentazione che ha fatto venir fuori le rappresentazioni di quell’intenso momento di gruppo. Il risultato? Dei mandala dai colori e dalle forme realmente meravigliose… Il suono è un’onda vibratoria e il colore è una frequenza… il rapporto non poteva che essere diretto dunque.

Per questo il Centro Olistico Radhadesh ha pensato di dar vita quindi a un percorso vero e proprio di scoperta del proprio suono invitando di nuovo Lorenzo Pierobon il 12 maggio dalle 10.00 alle 17.00.
Un’esperienza dunque da non perdere, utile a tutti…
Annunziato Gentiluomo

Ascolta le puntate di Voice Anatomy con Lorenzo Pierobon su Radio24

Intervista a Lorenzo Pierobon nella puntata completa  del 16 dicembre  2018 della trasmissione Voice Anatomy condotta da Pino Insegno per Radio24

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Intervista a Lorenzo Pierobon nella puntata completa  del 25 novembre 2018 della trasmissione Voice Anatomy condotta da Pino Insegno per Radio24

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Alva Noto e il canto mongolo alla biennale di Venezia 2019

L’artista tedesco parteciperà al progetto “a TEMPORALITY”, un lavoro interdisciplinare focalizzato sull’antica tradizione del canto di gola mongolo. Ecco di che si tratta…

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La voce, il tuo biglietto da visita (intervista)

La voce, il tuo biglietto da visita!* intervista a cura di Fabiola Renzi

Eccomi qui caro lettore per trasportarti in un viaggio attraverso la via della voce, alternata da sussurri e silenzi. Scrivo mentre sto imparando a riconoscere la mia voce.

Questo è il motivo per cui non ascolterai un audio ma leggerai per cinque minuti, forse sorridendo insieme a me, perché imparare a modulare o gestire la propria voce scritta o parlata, a qualsiasi età, apre nuove prospettive. Partiamo da qui.

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Simbologia della triade vocalica U O A nel canto armonico

Una delle sequenze vocaliche che utilizzo più frequentemente per insegnare la tecnica a singola cavità è UOA, una sequenza che in qualche modo ritengo “sacra”,  in questo breve articolo cercherò di spiegarne le motivazioni.

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La Via dell’arco, la Via della voce

“Lo Zen e il tiro con l’arco” (Zen in der Kunst des Bogenschießens), scritto da Eugen Herrigel. È un libro affascinante che esplora la relazione tra la filosofia zen e la pratica del tiro con l’arco giapponese, il kyūdō. Herrigel, filosofo tedesco, si trasferì in Giappone negli anni ’20 e decise di apprendere il kyūdō per comprendere meglio lo spirito del buddhismo zen. Nel libro, racconta il suo percorso di apprendimento sotto la guida del maestro Kenzo Awa, mettendo in luce come il tiro con l’arco non sia solo una tecnica fisica, ma una disciplina mentale e spirituale che richiede concentrazione, abbandono dell’ego e un’unione totale tra mente e corpo. L’opera si è rivelata una porta d’ingresso per molti occidentali interessati alla filosofia orientale, fornendo un ponte tra le pratiche zen e il pensiero occidentale, il libro rimane un classico per chi cerca ispirazione sul significato profondo della pratica e sulla connessione tra azione, mente e spirito.

Dopo aver letto Lo Zen e il tiro con l’arco  ho intuito che vi fosse un certa similitudine tra l’arciere ed il cantante. L’arciere tende il suo arco, si prepara al tiro e scocca la freccia; il cantante (in particolare quello che pratica il canto armonico), prepara il suo arco (il corpo), tende la corda attraverso i movimenti della lingua, e scocca la sua freccia creando gli armonici al di sopra della nota fondamentale.Solo dopo essermi iscritto ad un corso di tiro con l’arco, ed aver imparato a tirare,   è arrivata l’intuizione. 

Attraverso la vocalizzazione del fonema : L-U-I si possono imitare e visualizzare le tre posizioni dell’arciere. Questo esercizio si può utilizzare in particolare nel canto armonico a due cavità, cioè quella tecnica che prevede il sollevamento della lingua verso il palato, in modo da formare due zone di risonanza, quella superiore e quella inferiore. Attraverso un controllo appropriato possiamo ottenere due (o più) armonici nell’arco di una emissione vocale. 

 

La prima fase consiste nell’ incoccare la freccia  attraverso la vocalizzazione della consonante L. La lingua si posiziona a contatto con gli alveoli dentali (incisivi superiori).

Si passa poi alla vocale U , corrispondente alla fase del tendere l’arco. La vocale u è caratterizzata dalla chiusura delle labbra, che formano un’apertura più stretta, e dall’arretramento della lingua.

Infine per scoccare la freccia si vocalizza la  I , la lingua si appiattisce e i suoi bordi esterni vengono  a contatto con la parte interna dei molari e premolari (arcata superiore), la punta scatta in avanti come la punta della freccia quando lascia la corda tesa dell’arco

Alla fine si uniscono i tre movimenti : incocca (L), tendi (U), scocca (I) in una sola emissione……e la freccia raggiunge il bersaglio! E’ così che il cantante, come l’arciere, diventa tutt’uno con il suo canto.

© 2011 Lorenzo Pierobon

L’elaborazione del suono nei bambini autistici

fonte: Le Scienze edizione italiana di Scientific American

Da uno studio con la tecnica MEG

Rispetto ai coetanei sani, i bambini con autismo rispondono più lentamente, con una frazione di secondo di ritardo, ai suoni vocali e alle intonazioni

Tenui segnali magnetici nell’attività cerebrale dei bambini autistici mostrano che essi elaborano il suono e il linguaggio in un modo differente dai bambini non autistici. E’ quanto risulta da una ricerca condotta presso

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La Voce che nutre

Estratto dal libro “Suoni dell’anima – l’essenza nascosta della voce” (Minerva Edizioni)

Affermare che la voce possa essere utilizzata come una fonte di nutrimento, può apparire quantomeno inusuale. Ma in effetti non esiste strumento più fruibile ed immediatamente disponibile del nostro suono. Anche in questo caso, esistono , a nostro parere, più livelli per quanto riguarda l’ emissione vocale: il primo è fisico, grazie al quale vengono avvertite le vibrazioni a  livello corporeo, più o meno intensamente, a seconda del grado di sensibilità propriocettiva.

Il secondo, che può avvenire a livello cosciente o inconscio, riguarda l’aspetto mentale, il pensiero, il dialogo interno, e spesso implica un giudizio sulle qualità vocali stesse! A tal proposito , un percorso di crescita adeguato dovrebbe portare invece proprio alla sospensione di questo tipo di  giudizio. Approfondiremo più avanti questo aspetto così  determinante.

Un terzo  livello riguarda la relazione che intercorre tra Intenzione ed Intuizione. A nostro parere questi due concetti  sono  interdipendenti. Mano a mano che viene lasciato spazio all’intuizione, astenendosi ad esempio da un  giudizio qualitativo, ecco che si può fare strada la nostra Intenzione più autentica, quella libera da convenzioni, filtri personali o sociali.

Questa apertura verso la ricerca dell’ ”Intenzione intuita”, e non costruita, e la presa di coscienza della stessa, porta inevitabilmente ad una crescita e  uno sviluppo dei processi intuitivi stessi.

Questo chiarifica e fissa sempre di più quale è  o quali sono le intenzioni più vicine alla nostra essenza  spirituale, creando quello che noi definiamo “Flusso di intuito intenzionale”, virtuoso  quanto efficace ai fini dello sviluppo personale e  al  nutrimento mentale e spirituale ottenuto tramite la voce. L’intento più elevato cui tendere, per qualcuno corrisponde agli obiettivi dell’Anima, che, in quanto tali, possono solo essere “intuiti” e non conosciuti tramite i processi mentali convenzionali.

Questa visione non è d’altronde un’invenzione recente, ma è una “pratica” ben conosciuta e collaudata dalle società tribali dove lo Sciamanesimo è ancora considerato una forma di terapia , con connotazioni di sacralità.

La complessa e profonda spiritualità che permea questi riti, può venire tradotta  in un linguaggio più consono alla mentalità occidentale,  da noi definita come l’equazione sciamanica : suono (voce, tamburi, strumenti acustici,ecc) + intenzione = …manifestazione….

Ed in effetti, sempre da queste culture, ci vengono anche suggerite le strategie per ottenere questa “manifestazione”, che nella fattispecie abbiamo chiamato nutrimento.

© 2012 Lorenzo Pierobon  – Veronica Vismara

La Voce e il Talismano

Talismano s. m. [dal pers. ṭilismān, plur. di ṭilism, che è dal gr. Tèlesma

«rito p(religioso)»]. – Oggetto naturale o manufatto, spesso decorato di figure o di segni simbolici, cui si attribuisce un valore e un potere magico (e spesso anche sacrale) di aiuto e di propiziazione, e in alcuni casi di protezione, e che perciò si conserva o si porta con sé dappertutto

Il Talismano vocale è una pratica …

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