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Musicoterapia: il modello Vocal Harmonics in Motion

La musica ha il potere di toccare le corde più profonde dell’animo umano, un ponte che collega emozioni, pensieri e stati d’animo. La musicoterapia, un campo in continua crescita, sfrutta questa capacità innata del suono per promuovere il benessere mentale, emotivo, spirituale e fisico delle persone.

Il  metodo”VHM (Vocal Harmonics in Motion) offre un approccio unico e innovativo nell’uso terapeutico della musica, della voce e del suono. Questo approccio si basa sull’idea che la musica sia uno strumento di comunicazione primordiale e che sia possibile utilizzarla per accedere a parti profonde dell’individuo che possono essere difficili da esprimere verbalmente.

Principi Fondamentali:

  1. La Musica come Linguaggio: nella prospettiva VHM, la musica, la voce e il canto sono considerati un linguaggio attraverso il quale le emozioni e i pensieri possono essere espressi e condivisi. Questo è particolarmente rilevante per coloro che hanno difficoltà ad esprimersi con la parola.
  2. Improvisazione: la musica improvvisata gioca un ruolo centrale nel modello VHM.

I pazienti sono incoraggiati a esprimere se stessi attraverso la musica senza restrizioni, creando un ambiente di libertà espressiva e creativa.

  1. Risonanza e Contenimento: il terapeuta guida il paziente attraverso l’improvvisazione, creando un “contenitore” emotivo sicuro in cui il paziente può esplorare i propri sentimenti e pensieri. La “risonanza” si riferisce alla capacità del terapeuta di rispecchiare emotivamente il paziente, creando un legame empatico.
  2. Processo Espressivo: il modello VHM enfatizza l’esperienza emotiva più che la performance musicale tecnica. Il focus è incentrato sulla liberazione delle emozioni attraverso la musica, senza giudizio.

Benefici

  1. Espressione Emotiva: permette ai pazienti di esprimere emozioni profonde che potrebbero essere troppo difficili da esprimere in parole. La musica diventa un canale per affrontare e comprendere le proprie emozioni.
  2. Gestione dello Stress e dell’Ansia: la musica ha dimostrato di avere effetti positivi sulla riduzione dello stress e dell’ansia. l’improvvisazione musicale può essere liberatoria, contribuendo al rilascio delle tensioni accumulate.
  3. Potenziamento dell’Autostima: creare musica in un ambiente protetto e accogliente può contribuire a un maggiore senso di autostima e fiducia in se stessi.
  4. Potenziale per il Recupero: la musicoterapia può essere un supporto prezioso nelle situazioni di recupero da traumi, dipendenze o disturbi mentali e offre un percorso per affrontare e superare le sfide emotive.
  5. Comunicazione Interpersonale: attraverso la musica, i pazienti possono sviluppare capacità di comunicazione interpersonale, migliorando la loro capacità di connettersi con gli altri in modi nuovi e significativi.

 

Lorenzo Pierobon 2023

Voce, canto e geometria sacra the esoteric side of the voice

L’essere umano ha sempre cercato di estendere i confini della percezione spingendosi oltre i limiti delle sue  capacità sensoriali innate. Uno dei campi in cui questa ricerca ha dato risultati sorprendenti è la possibilità di “vedere” il suono.

La visualizzazione sonora si basa sull’idea che le onde sonore possano essere rappresentate graficamente. Quando parliamo o emettiamo suoni, l’aria vibra in determinati modelli che possono essere catturati e tradotti in rappresentazioni visive. Queste rappresentazioni possono assumere diverse forme come figure geometriche, onde o punti nello spazio tridimensionale. Questo tipo di rappresentazione ha implicazioni significative nella comprensione scientifica del suono e della sua propagazione. Attraverso la rappresentazione visiva delle onde sonore, gli scienziati possono analizzare e studiare i diversi modelli di vibrazione e creare modelli matematici che descrivono i fenomeni acustici in modo più accurato. Ciò ha importanti applicazioni in diverse discipline, come l’acustica, la psicologia del suono e la progettazione di strumenti musicali. La visualizzazione del suono ha anche aperto nuove frontiere nell’ambito delle esperienze creative e artistiche. Artisti e designer hanno sfruttato queste tecniche per creare opere d’arte visivamente affascinanti che sono direttamente influenzate dal suono. Attraverso l’uso di algoritmi complessi e software specializzati, è possibile generare figure geometriche in tempo reale, che cambiano forma e colore in base alle variazioni del suono.

In questo contesto la voce umana si inserisce a pieno diritto come strumento incredibilmente potente, capace di comunicare emozioni, trasmettere messaggi e creare connessioni profonde. Ma quello su cui vogliamo soffermarci è che la voce può anche essere utilizzata per creare geometria sacra, un concetto che affonda le radici nelle tradizioni esoteriche antiche. La geometria sacra si basa sulla connessione tra le leggi geometriche e la struttura stessa dell’universo. Queste forme geometriche sono considerate sacre e sono state utilizzate da molte culture antiche come strumenti di meditazione, per favorire la guarigione o per accedere a dimensioni spirituali più profonde; è spesso associata a simboli come il fiore della vita, il cerchio, il triangolo, il rettangolo, la piramide etc. Nelle tradizioni esoteriche, la voce è stata considerata un potente strumento per accedere a stati superiori di coscienza e per creare armonia e equilibrio. Il suono emesso dalla voce umana è vibrante e può influenzare sia l’aspetto fisico che quello energetico delle persone e dell’ambiente circostante. Attraverso l’uso consapevole della voce, è possibile attivare il potenziale nascosto del suono per creare effetti benefici. (vedi articolo: Regolazione polivagale)

Uno dei modi più potenti per esplorare la geometria sacra attraverso la voce è il canto armonico. Il canto armonico coinvolge la produzione simultanea di più suoni attraverso l’utilizzo della cavità orale, labbra, lingua, vocal tract. Questa tecnica permette di creare armonie complesse e suoni multipli, come se più voci cantassero contemporaneamente. Il canto armonico può essere inteso come un’espressione sonora delle leggi geometriche sottostanti all’universo. I diversi suoni prodotti rappresentano le varie frequenze e le relazioni armoniche tra di esse. Quando si pratica il canto armonico con intenzione e consapevolezza, è possibile creare un’esperienza di connessione profonda con sé stessi e con il mondo circostante, visibile e non.

Il canto armonico è considerato un’antica pratica mistica presente in diverse tradizioni spirituali. Utilizzando questa tecnica la voce diventa uno strumento per esplorare, rivelare e trasformare gli stati interiori. Attraverso la pratica del canto armonico, si può sperimentare:

L’accesso a dimensioni superiori di coscienza. La produzione di suoni armonici complessi e le vibrazioni che ne derivano possono facilitare uno stato di rilassamento profondo, permettendo all’individuo di sperimentare stati alterati di coscienza. Questi stati possono aprire la porta a esperienze mistiche, connessioni con il divino o visioni interiori.

L’interconnessione tra suono ed energie sottili. Il suono è una manifestazione dell’energia universale che permea tutto ciò che esiste. Nelle tradizioni mistiche, si crede che il suono sia una delle forze fondamentali dell’universo e che sia un mezzo per comprendere la sua natura profonda. Attraverso il canto armonico, ci si può avvicinare alla consapevolezza di questa interconnessione, percependo il proprio suono come un riverbero di un’energia più vasta e sentendosi parte di un tessuto più ampio dell’esistenza.

La ricerca della trascendenza e dell’unione. L’obiettivo ultimo può essere considerato la ricerca della trascendenza dell’individualità e l’esperienza di unione con il divino o con l’essenza universale. Attraverso l’espressione autentica della voce e la pratica del canto armonico, si possono sperimentare momenti di elevazione spirituale, in cui il confine tra il cantante e la fonte del suono si dissolve, lasciando spazio a un’esperienza di unità e connessione con il mistero dell’esistenza.

Per creare geometria sacra utilizzando la voce, è importante sviluppare una pratica consapevole e disciplinata, che favorisca lo sviluppo dell’intenzione e della visualizzazione combinati in azione sinergica. La visualizzazione è una pratica potente che coinvolge l’uso della mente, dell’immaginazione e dell’intenzione per creare immagini mentali chiare e vivide. Quando combinata con il canto, la visualizzazione può amplificare l’effetto esoterico del suono e aprire la porta a esperienze più profonde. Si Inizia con una fase rituale di sintonizzazione utilizzando vocalizzi o mantra, successivamente si stabilisce un’intenzione che possa essere sviluppata e rinforzata attraverso opportune tecniche.

Osserva come i suoni si manifestano nel tuo corpo e come influenzano le tue emozioni e la tua energia, mentre pratichi il canto armonico, immagina le forme geometriche che si manifestano attraverso il suono, dirigi la voce in punti specifici dello spazio davanti a te, dietro, lateralmente, sopra, sotto, visualizza le texture e le forme associate. Dopo la pratica del canto, concediti del tempo per meditare e integrare l’esperienza. Osserva le sensazioni e le emozioni che emergono e rifletti sulle energie che si sono mobilizzate attraverso la costruzione di specifiche forme geometriche. Ad esempio, potresti visualizzare un cerchio che si espande e si contrae, un triangolo che si duplica più volte e si trasforma in una piramide. La scelta delle forme e dei colori dipenderà dalle tue sensazioni personali e dalla connessione che senti con esse. La visualizzazione delle forme geometriche durante il canto può aiutare a concentrare l’energia e ad amplificare l’effetto del suono sulla tua consapevolezza.

Ad esempio, il suono di un tono basso e profondo può essere associato a forme geometriche solide come il cubo o la piramide, mentre un suono più acuto e penetrante potrebbe essere correlato a forme geometriche più delicate come il fiore della vita o il cerchio. Attraverso l’esplorazione e la pratica del canto armonico, puoi sperimentare la manifestazione di queste diverse geometrie sonore e la loro influenza sulla tua consapevolezza e sul tuo stato energetico. È importante notare che la percezione delle forme geometriche e delle correlazioni con il canto è un’esperienza soggettiva e personale. Visualizzare queste forme può creare un’esperienza più completa e multisensoriale, poiché coinvolge sia il senso uditivo che quello visivo. Inoltre, la visualizzazione delle forme geometriche può facilitare l’accesso a dimensioni superiori di coscienza e connessione spirituale.

In definitiva, l’esplorazione della geometria sacra attraverso la visualizzazione e l’indagine della correlazione tra suoni, forme geometriche ed energia durante il canto armonico può arricchire la pratica esoterica del canto. Questo approccio multidimensionale consente di ampliare la consapevolezza di sé, di connettersi a livelli più profondi dell’essere e di sperimentare l’unità tra suono, forma e energia universale.

©Lorenzo Pierobon 2023

 

Regolazione polivagale, musicoterapia e canto armonico

La musicoterapia, la Voce, il suono sono territori vasti che non finiremo mai di esplorare e di conoscere a fondo, ecco perché sono molto importanti la ricerca e la formazione continua. Nel mio percorso professionale ho sempre cercato di inserire competenze tecniche, e conoscenze derivanti da altri settori, a volte da mondi completamente opposti. Questo mi ha permesso di creare un metodo di lavoro molto flessibile e versatile, ma soprattutto multidisciplinare. Il settore di ricerca delle neuroscienze è la nuova frontiera, il contenitore a cui attingere per completare le conoscenze e rimodularle per farle entrare a pieno diritto nel mondo delle terapie artistiche e musicali.

In particolare mi riferisco alla “teoria polivagale”, la quale presuppone che le memorie traumatiche non elaborate, ci impediscono la connessione con gli altri e con il mondo, di sviluppare relazioni sociali sane e appaganti, di vivere in uno stato di completezza e serenità. Le ricerche di Porges, sottolineano come il sistema nervoso legato al nervo vago possa creare una gerarchia di stati diversi a cui corrispondono altrettante reazioni:

dorso vagale ( freezing), simpatico ( fight or flight), ventro vagale (Flow). Muoversi in maniera   fluida attraverso questi tre stati è “il gioco della vita”.

La teoria polivagale, il canto armonico e la musicoterapia sono approcci terapeutici che possono influire positivamente sulla regolazione del nervo vago. La teoria polivagale di Stephen Porges ha evidenziato l’importanza del nervo vago nella regolazione delle risposte da stress e nella promozione del benessere, si basa sul concetto che il sistema nervoso autonomo sia composto da tre sottosistemi, ognuno dei quali è associato a diverse risposte fisiologiche e comportamentali. Il nervo vago, è il responsabile della regolazione dello stato di calma, della connessione sociale e dell’attivazione del riposo e della digestione. Quando il nervo vago è attivo, il corpo può raggiungere uno stato di rilassamento profondo e di equilibrio emotivo.

 

Il canto armonico:

Il canto armonico è una tecnica vocale che prevede la produzione simultanea di più suoni vocali. Durante questa pratica, l’esecutore sfrutta le cavità di risonanza per creare una serie di armonici sovrapposti alla voce principale. Questa tecnica è stata utilizzata da secoli in diverse tradizioni musicali e spirituali per scopi terapeutici e di meditazione. Il canto armonico può stimolare il nervo vago, contribuendo a promuovere una sensazione di calma, riduzione dello stress e benessere generale.

 

La musicoterapia:

La musicoterapia è una forma di terapia che utilizza la musica e elementi sonoro-musicali per promuovere il benessere fisico, emotivo, cognitivo e sociale delle persone. Durante le sessioni di musicoterapia, il terapeuta utilizza strumenti musicali, la voce e selezioni di brani musicali per creare un ambiente terapeutico sicuro e favorire la comunicazione, l’espressione delle emozioni e il rilassamento. La musica, può influire sul sistema nervoso autonomo e attivare una risposta emotiva e fisiologica di benessere, grazie anche alla stimolazione del nervo vago.

Di seguito alcuni possibili effetti derivati dalla combinazione delle tecniche descritte

 

  1. Riduzione dello stress e dell’ansia: la combinazione di queste tecniche può contribuire a ridurre i livelli di stress e ansia, favorendo una maggiore regolazione del sistema nervoso autonomo.
  2. Miglioramento del benessere emotivo: le pratiche che coinvolgono il canto armonico e la musicoterapia possono favorire un senso di calma, gioia e connessione emotiva, promuovendo un benessere generale.
  3. Miglioramento delle funzioni fisiologiche: la stimolazione del nervo vago attraverso queste tecniche può influire positivamente sulla regolazione della frequenza cardiaca, della pressione sanguigna e della digestione.
  4. Miglioramento della connessione sociale: la teoria polivagale evidenzia l’importanza della connessione sociale per la salute e il benessere. Il canto armonico e la musicoterapia possono favorire la connessione e la comunicazione non verbale, facilitando il senso di appartenenza e di connessione con gli altri.

 

La combinazione della teoria polivagale, del canto armonico e della musicoterapia possono offrire un approccio terapeutico completo per la regolazione del nervo vago e il miglioramento del benessere generale. L’integrazione di queste pratiche nella routine quotidiana può fornire strumenti preziosi per affrontare lo stress e per il mantenimento di uno stato di  salute ottimale.

Esistono tecniche e strumenti che favoriscono la regolazione degli stati e la transizione fluida tra di essi: il respiro, il suono, la musica e la Voce, possono essere a tutto diritto considerati “flow triggers”. La teoria polivagale chiarisce i meccanismi sottili che sottendono alla musicoterapia e all’utilizzo della Voce in ambito terapeutico, e fornisce risposte scientifiche ai risultati che si ottengono attraverso questi strumenti, in particolare ha fornito una nuova chiave interpretativa ai fenomeni che ho osservato in oltre 20 anni di attività e dato un nuovo impulso alle mie ricerche nel settore. Ecco perché la Voce, il suono e la musica continueranno ad essere la parte più importante del mio lavoro, in ambito didattico, terapeutico e di ricerca.

©Lorenzo Pierobon 2023

 

 

Vedere la Voce

L’importanza della visualizzazione nelle tecniche vocali secondo il metodo Vocal Harmonics in Motion

Il canto è un’arte che coinvolge non solo la nostra voce, ma anche corpo, mente e spirito. Mentre molti cantanti si concentrano sulla tecnica vocale e sull’allenamento fisico, un aspetto spesso trascurato è l’importanza della visualizzazione. La visualizzazione è una tecnica che implica l’uso dell’immaginazione per creare suggestioni mentali vivide e dettagliate. Nella pratica del canto, la visualizzazione può essere un potente strumento per migliorare la voce, liberare l’espressività e connettersi emotivamente con il pubblico. In questo articolo, esploreremo l’importanza della visualizzazione nelle tecniche di canto convenzionale e canto armonico e come questa può portare i cantanti ad elevare i livelli di performance.

Creare un’immagine sonora:

La visualizzazione consente ai cantanti di creare un’immagine sonora nella loro mente. Immaginare il suono desiderato e un movimento ad esso associato, aiuta a modellare la voce e a ottenere un controllo più preciso sull’emissione vocale, un’immagine mentale di un movimento può aiutare a raggiungere una maggiore consapevolezza delle sensazioni fisiche coinvolte nel canto e migliorare l’emissione del suono.

Superare le difficoltà tecniche:

La visualizzazione può essere utilizzata per superare le difficoltà tecniche nel canto. Ad esempio, se un cantante sta affrontando un passaggio vocale difficile, può immaginare mentalmente un’immagine che rappresenta il superamento di quella sfida. Potrebbe visualizzare fluidità e sicurezza, oppure un movimento virtuale associato ad un suono specifico o ad una nota. Questa visualizzazione positiva può contribuire a migliorare la fiducia e a superare le limitazioni tecniche, consentendo al cantante di raggiungere una performance più fluida e sicura.

Allenare la memoria muscolare:

La visualizzazione è anche un modo efficace per allenare la memoria muscolare. Immaginare mentalmente l’esecuzione corretta di un passaggio vocale, immaginare un suono o un movimento o, stimola le stesse regioni cerebrali coinvolte nell’esecuzione fisica effettiva. Questo tipo di visualizzazione può aiutare i cantanti a migliorare la precisione, la coordinazione e la velocità del loro canto, poiché prepara il corpo e la mente a eseguire in modo ottimale.

Conclusioni:

Nelle tecniche di canto, la visualizzazione è un elemento potente che può portare i cantanti a livelli superiori di performance. Attraverso la creazione di immagini sonore, l’esplorazione dell’interpretazione emotiva, il superamento delle difficoltà tecniche e l’allenamento della memoria muscolare, la visualizzazione svolge un ruolo chiave nel plasmare la voce e la comunicazione dei cantanti.

Lorenzo Pierobon © 2023

IL SUONO IMMOBILE

Il ruolo e la gestione del silenzio nel modello di MT Benenzon.

“Generalmente si definisce il silenzio come l’assenza di rumore, di agitazione. Il vero silenzio è molto più di un’assenza di rumore, è al di sopra della parola, al di sopra della musica: è un centro potente da cui scaturiscono tutte le creazioni.

Omraam Mikhaël Aïvanhov

 

“In principio era il Verbo……”, il suono creatore, ma prima del principio, probabilmente, esisteva il suono a cui tutto dobbiamo: il silenzio. Il silenzio alfa ed omega di ogni esistenza, inizio e fine di ogni seduta di musicoterapia, croce e delizia di ogni musicoterapeuta.

Temiamo il silenzio come se fosse portatore di un inganno, di un precipitare verso un vuoto dal quale non sappiamo difenderci. La nostra vita, riempita dalla velocità del fare, dedita alla costruzione di una personalità esteriore, non è più in grado di sopportare l’immobilità del silenzio, che invece si rivela la nostra parte più autentica e ricca di intuizione. Lasciare che questo spazio interiore ritrovi la sua collocazione nel nostro essere ci permette di lasciare il campo alla mente intuitiva ed osservatrice in grado di cogliere tutto quello che può arrivare sotto forma di “percezione improvvisa”, di “lampo”, uno stato interno che da vigore al corpo e chiarezza alle emozioni, spesso contaminate dal giudizio. Quello a cui aspiriamo all’interno di una seduta di musicoterapia è una comunicazione non verbale frutto di un ascolto interiore, dove il paziente non sia considerato un appiglio, ma un compagno di viaggio verso la costruzione di un contenitore emotivo.

L’instaurarsi del silenzio esalta i suoni della vita: il respiro, il battito cardiaco, e ci conduce verso una ricerca nirvanica del mai dimenticato suono intrauterino. Restare nel silenzio, nutrirsi del silenzio, significa attivare un profondo ascolto empatico, prepararsi ad entrare in contatto con l’altro agire nel suo mondo. E’ la capacità di immergersi nello spazio altrui e di partecipare ad una esperienza comune attraverso il non verbale. Il silenzio è una liturgia che attiva la relazione. In musicoterapia questo suono è quasi una necessità che prepara all’ascolto e alla interazione, per questo bisogna coltivare il rispetto e la comprensione del silenzio, questo “non luogo” che da origine all’ascolto, all’attesa, all’accoglienza; il musicoterapeuta ed il paziente li stabiliscono uno spazio profondo di condivisione che spesso si oppone all’isolamento. Una delle difficoltà che incontra il MT nello svolgimento della seduta, a mio avviso, è proprio la gestione del silenzio e di tutte le emozioni e scariche energetiche che ne conseguono, sia da parte del musicoterapeuta, che del paziente. Angoscia, ansia, paura, senso di inadeguatezza, tutti questi fantasmi improvvisamente si materializzano tra le pieghe di questo suono immobile. Molto spesso nelle sessioni di musicoterapia una parte di noi (terapeuti e pazienti) è attratta dal suono, bisogna riconoscere questo, perché la manifestazione sonora impedisce il manifestarsi dell’angoscia, infonde un senso di sicurezza.

Il suono ci protegge da riflessioni, allontana gli incubi, il suono è immediato e prepotentemente presente. Ma cosa pensiamo realmente di fronte al silenzio? Ci preoccupiamo di non capire i comportamenti del paziente? Lasciamo spazio alla sensazione di inadeguatezza? Riteniamo che possa significare una resistenza e per questo ci sentiamo in obbligo di “fare qualcosa” perdendo di vista il focus della seduta? Evidentemente è necessario che il musicoterapeuta abbia eliminato la paura del suo silenzio dalla mente perché questo possa esprimersi come reale valore e non essere interpretato come possibile resistenza. Dobbiamo, allora decidere di accettare il silenzio come “mezzo” e di utilizzarlo per “entrare dentro”, in esplorazione, ma rimanendo saldi nel nostro punto di percezione. Per dare ascolto sia a noi stessi che agli altri per imparare che nel silenzio in realtà c’è il suono. Quello che noi cerchiamo non è nei suoni, ma tra i suoni, non è nelle parole, ma tra le parole, restare nell’universo silenzioso significa ritrovare il mondo del simbolismo e il significato corporeo, o come diceva Simone Weil: “Ogni essere grida in silenzio per essere letto altrimenti”. E allora come fare? Non è sempre facile restare nel silenzio, attendere, spesso mi sono sentito in dovere di interrompere il silenzio per “fare musicoterapia” per non essere obbligato a restare in quell’universo in cui il paziente mi voleva con se. In questi momenti nella testa passano tanti dubbi e tante domande: cosa sto facendo? Quanto ancora dovrò aspettare? Questa assenza di suono sarà produttiva, porterà a qualcosa? E ancora, sentirsi quasi in dovere di produrre un suono, per me, per lui, per chi ascolta ed attende fuori dal setting, spesso mi sono sentito trascinato nella condizione di dover “fare”, per la paura del giudizio di chi non potrebbe capire quell’assenza di suono così prolungata. Padroneggiare adeguatamente questo “non suono”, non è cosa semplice, ma l’esperienza ed il tempo vengono in aiuto, posso dire con certezza che crescere (anche professionalmente) sia stato un aiuto più che concreto nell’aiutarmi a gestire questi momenti. Esperienza e ore di lavoro accumulate aiutano, ma mi metto anche nei panni di chi affronta questo percorso per la prima volta soprattutto in età molto giovane; a mio avviso il saper restare nel silenzio procede di pari passo con l’avanzare dell’età. Un aiuto ulteriore è sicuramente arrivato dall’intraprendere un lavoro ed una ricerca personale, attraverso tecniche quali la meditazione (o altre discipline orientali), che insegnano a stare nel silenzio, a non averne paura, ma a considerarlo un alleato. Il silenzio “esterno” che inevitabilmente si crea sposta l’attenzione verso l’interno, obbligandoci così ad ascoltarci intimamente e ad accedere a quello spazio intimo e silenzioso che mi piace definire il “luogo interiore”.

Lorenzo Pierobon

 

Melodie Cellulari: nuove prospettive di medicina rigenerativa

Questo video del Prof. Carlo Ventura, che ringrazio sentitamente per la sua ricerca sul campo, illustra i meravigliosi meccanismi che sottendono alle attività artistiche, musicali e vocali, ancora una volta la Scienza restituisce dignità e rispetto a tutte le pratiche derivate da antiche conoscenze ed elevata consapevolezza.  Proseguiamo senza indugio nelle nostre ricerche e nel nostro lavoro per permettere ad un numero sempre più elevato di persone di poter accedere a queste conoscenze.

Recensione: la notte della Sibilla, un rito musicale – 4 giugno 2022

LA NOTTE DELLA SIBILLA

CASA KEYOU, 4 GIUGNO 2022 con Giusi Zaccagnini, Lorenzo Pierobon, AnnA Taddonio

Battiti potenti di tamburo scuotono il vocio che subito si zittisce. Si dissipa, di colpo, il velo della quarta parete: entriamo tutti nella magia dell’Arte e si percepisce che quei battiti stanno cambiando le vibrazioni della Shala e le nostre, interiori.Ogni tanto un richiamo d’uccello irrompe, si insinua e si propaga come un’eco misteriosa.

Inquietante? Quei suoni, in fondo, lo sono, come tutti i richiami, e dicono: “Preparati, anima, all’incontro! Vexilla initura sunt. Sibilla venit[1]…”.E proprio quell’inquietudine è la chiave d’accesso che prepara all’evento: un occhio disposto a cogliere l’azione teatrale/rituale, l’altro pronto a guardare in interiore hominis. E il ritmo insiste, incalza e fa da tappeto agli altri suoni che evocano immagini, fors’anche emozioni, ma ancora senza precisa identità.

Quand’ecco, come dal cunicolo dell’antro, avanza Lei. E vengo catapultata a Cuma, in quel corridoio di passaggio che sta nella mia memoria di studentessa.Lei, avvolta e nascosta da veli, accompagnata da tintinnii di sonagli e da bagliori evanescenti. Anche Lei inquietante, perché pienamente avvolta dal Mistero, a cui si aggiungono le nostre aspettative e, forse, i ricordi dell’immaginario.

Avanza, maestosa, con lentezza, entrando con circospezione nello spazio sacro, appositamente per Lei predisposto con fumigazioni sapienti e rituali.E comincia il disvelamento, lentamente, quel poco che serve ora. E poi ancora e ancora.Finché un urlo acutissimo squarcia inaspettatamente il silenzio, appena sostenuto dalle Voci di AnnA Taddonio e Lorenzo Pierobon.

Il cuore accelera i battiti, ma quell’urlo ha avuto il potere di tacitare la mente e, in fondo, anche le meravigliate attese degli spettatori.È come se si fosse formata una bolla fuori dallo spazio-tempo e non ci fosse più distinzione fra pubblico, musicisti (che hanno sempre intessuto con Lei un dialogo potente di suoni e Voci dalla grande forza evocatrice) e la Sibilla stessa, che da quel momento ha costituito il focus per tutti gli astanti.

Davanti a Lei, fra due lanterne, è posta una grande ciotola tibetana che contiene le nostre domande o delle parole-chiave su cui ha dato i suoi responsi oracolari, mirabilmente improvvisando (l’attrice, Giusi Zaccagnini) per più di un’ora, con acute e profonde osservazioni e con saggi consigli, pur non sapendo da chi provenissero le domande e le suggestioni tematiche; io credo, però, in base alla mia personale esperienza di quella sera, che si sia comunque sintonizzata con i presenti, molto più di quanto Lei stessa possa aver immaginato, incarnando davvero, e non solo per finzione teatrale, il ruolo della Sibilla. Ogni piccolo foglio viene pescato dalla ciotola sonora e riposto con pari cura, con una mano rispettosa e forse guidata da mani “altre”… Chissà?! Amore, Chiave, Malattia, Mistero… un mondo dietro ogni parola. Sarebbe stato facile cadere nella banalità, ma questo non è stato, mai. Anzi!

“Così la neve al sol si disigilla /così al vento ne le foglie levi / si perdea la sentenza di Sibilla.” (Dante, Par. XXXIII 64-66)

Eppure quell’Essere misterioso, dalla voce talora potente e penetrante, a volte inquietante, altre volte pari a un soffio di vento, con il passare del tempo e dei responsi, si è via via completamente dis-velato, palesando alla fine solo la Donna, potente e fragile, umile ed eccelsa; donna fra le donne, umana fra gli umani. E con un altro urlo lacerante ha sigillato la fine del suo intervento. Alfa e Omega impresse su una lapide ideale con la sola forza della Voce. Ma la suggestione non sarebbe stata così potente, se ogni momento non fosse stato preparato e accompagnato, sostenuto e sottolineato dalle magiche sonorità prodotte da AnnA e Lorenzo: tamburi sciamanici, gong, campane tibetane… e i canti ispirati che, a momenti, mi hanno dato l’impressione che provenissero dal sancta sanctorum di un tempio, tale era la mirabile sacralità delle Voci.Arte che nasce dalle connessioni, dall’Ascolto reciproco, da una sorta di sintonizzazione spontanea, che ha del miracoloso. E con profonda riconoscenza ringrazio chi ha ideato, realizzato e ospitato questa “Notte della Sibilla”, perché, oltretutto, mi ha ricordato quanto scrisse Servio nel suo commento all’Eneide di Virgilio: “Si dice Sibilla ogni fanciulla che abbia la capacità di accogliere la divinità nel suo petto”.

Se ci ricordassimo più spesso questa “verità”, daremmo più frequentemente Voce al Divino che è in noi e diventeremmo davvero “profetesse” del nostro deus interiore. Perché “profeta”, contrariamente a quanto generalmente si pensa, non è colui che “dice prima” gli eventi futuri, ma chi parla “al posto di…” un “dio”, si fa ispirare, invasare dall’enthousiasmòs, l’ispirazione divina (il furor dei Latini).

Ma la buona notizia (e non è affatto una novità, sia chiaro) è che questa Voce non va più ricercata in un “altrove” fuori di noi (in latino “altrove” si dice alibi… un caso?), ma, con espressione già precedentemente usata, in interiore hominis.

Lì è la sede, nell’umiltà del più potente incontro con la nostra parte divina.

Maria Rita Piva

[1] I vessilli stanno per entrare. La Sibilla viene.

Il canto migliora la qualità della salute nei pazienti Long Covid (The Lancet)

Un programma incentrato sulla riqualificazione respiratoria tramite tecniche di canto e pratiche olistiche.

Studio completo (English Version)

Sempre più spesso si torna a parlare di tecniche legate alla Voce, al canto e al respiro per migliorare la salute fisica e mentale delle persone. Secondo uno studio pubblicato su  Lancet Respiratory Medicine, un programma di respirazione specializzata e pratiche olistiche può migliorare la dispnea e la componente mentale della qualità della vita correlata alla salute nei soggetti con sintomi persistenti dopo Covid-19.

«Ci sono pochi interventi evidence-based per il long Covid, tuttavia, si consigliano pratiche  olistiche a sostegno del recupero. Abbiamo valutato se un programma di respirazione e benessere potesse migliorare la qualità della vita in questa popolazione» spiega Keir Philip, dell’Imperial College di Londra, primo nome dello studio. I ricercatori hanno valutato i dati di pazienti adulti trattati per long Covid nel Regno Unito dopo Covid-19 che presentassero affanno, con o senza ansia, ad almeno quattro settimane dall’insorgenza dei sintomi della malattia. I partecipanti al gruppo  hanno seguito un programma di respirazione e benessere di sei settimane, sviluppato per persone con long Covid che soffrono di dispnea, e incentrato sulla riqualificazione respiratoria tramite tecniche di canto e pratiche olistiche. 
L’analisi tematica dell’esperienza dei partecipanti  ha identificato tre temi chiave, ovvero i miglioramenti nei sintomi, la sensazione che il programma fosse complementare alle cure standard, e la particolare idoneità del canto e della musica a soddisfare i loro bisogni. «Approcci basati sul rapporto tra mente e corpo e sulla musica, che comprendono tecniche di gestione dei sintomi e pratiche ludiche, possono avere un ruolo importante nel supportare la guarigione» concludono gli autori.

Le cinque stanze e il mistero della Voce

Entrare in contatto profondo con la voce comporta un viaggio fortemente simbolico “da fuori a dentro”, la possibilità di unire la linea orizzontale con quella verticale, per questo ho sentito l’esigenza di creare il percorso delle cinque stanze, una modalità di preparazione e di riscaldamento con tre diversi livelli di fruizione: fisico, energetico, simbolico. In questa esplorazione entreremo in possesso di strumenti da utilizzare, simboli, intuizioni, otterremo  la possibilità di liberarci dei nostri fardelli emotivi, energetici, mentali. Chi conosce il mio lavoro sulla voce sa che ogni incontro, individuale o di gruppo, inizia sempre in modo rituale con il percorso delle cinque stanze.

LA STANZA DEL SUONO: dedicata al paesaggio sonoro che ci accompagna nel percorso, il primo passo è quello di entrare in contatto profondo con tutte le fonti sonore presenti nel “qui e ora”, affinando l’udito si aumenta la concentrazione e la presenza.

LA STANZA DELLA MATERIA: entriamo in contatto con con il corpo evidenziando i messaggi che quest’ultimo ci invia incessantemente; aumenteremo così la consapevolezza dei blocchi e delle tensioni fisiche.

LA STANZA DELLE EMOZIONI: il contenitore del nostro stato d’animo, qui possiamo percepire in modo netto le emozioni che governano il nostro essere nel momento presente.

Le prime tre stanze permettono al nostro sistema corpo/mente di entrare in uno stato di profonda attenzione e presenza.

LA STANZA DEL RESPIRO: qui avviene il contatto alchemico tra terra e cielo, la trasformazione del respiro meccanico in respiro consapevole. Successivamente attraverso l’emissione di alcuni suoni consonantici ci concediamo la possibilità di liberare simbolicamente tutto ciò che può ostacolare il nostro percorso: paure, tensioni, blocchi e pensieri negativi.

LA STANZA DELLA VOCE: il luogo piú sacro della “cattedrale sonora” in cui viene custodito il Mistero, qui inizia il riscaldamento vocale e la pratica esoterica della Voce, entriamo in contatto con il non luogo: L’altrove.

Lorenzo Pierobon © 2014

La voce il simbolo e la cattedrale sonora

Usare la Voce in modo esoterico significa, prima di tutto, utilizzare il potere dell’intenzione per creare a livello sottile il suono, successivamente si attinge alla forza archetipica del simbolo e solo allora si procede a produrre acusticamente il suono, in pratica: dal pensiero al simbolo, dal simbolo alla creazione. Mi piace pensare che attraverso le Voce si possa costruire la ” cattedrale sonora”, un luogo dove esprimere le emozioni più profonde e attivare un processo trasformativo capace di innalzare il nostro canto a livelli superiori. In tempi  antichi, quando si decideva di erigere un edificio sacro, si procedeva ad identificare un luogo preciso piantando un palo di legno nel terreno, attorno a questo centro “energetico” veniva tracciata una circonferenza, e da questo punto preciso preciso si iniziava a edificare  la costruzione sacra. Il  punto  rappresenta il principio, la Fonte, il cerchio  l’eternità, lo spazio fluido, se a questo aggiungiamo le vocali  U I, che nella mia pratica vocale simboleggiano terra e cielo, otteniamo questo potente simbolo di attivazione per la “cattedrale sonora”.

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