Intervista a Lorenzo Pierobon a cura di Margareth Londo
Le tecniche vocali sottili come il whispering (sussurro), l’ASMR (Autonomous Sensory Meridian Response) e la Terapia del Soffio del maestro zen Inoue Muhen offrono una prospettiva innovativa sulla relazione tra suono, respiro e benessere. L’interesse scientifico e terapeutico per queste pratiche nasce dalla loro capacità di agire direttamente sulle risposte neurofisiologiche e psico-emotive, facilitando il rilassamento, la regolazione del sistema nervoso e una maggiore consapevolezza di sé. Ma qual è il significato più profondo di queste tecniche? Quali implicazioni hanno a livello psicologico, filosofico ed emotivo?
Il whispering è molto più di un semplice sussurro: è una modalità vocale che si manifesta attraverso un suono senza vibrazione delle corde vocali, un soffio carico di significato e intenzionalità. L’effetto del whispering sulla psiche umana è profondo, perché si colloca in una dimensione intima e avvolgente, capace di risvegliare archetipi ancestrali legati al nutrimento emotivo e alla sicurezza. Psicologicamente, il sussurro viene associato all’accudimento e alla protezione. Fin dall’infanzia, il tono sussurrato evoca l’esperienza primaria della cura materna, il contatto delicato e rassicurante che infonde calma e fiducia. Nel contesto terapeutico, questa caratteristica lo rende uno strumento potente per abbassare le difese emotive e facilitare una comunicazione più autentica e profonda.
Sul piano filosofico, il sussurro rappresenta l’ascolto consapevole, una pratica che si fonda sulla riduzione del rumore esterno e sull’affinamento della percezione interiore. Il sussurro non impone, ma invita; non invade, ma accoglie. Questo lo rende un veicolo ideale per esplorare il concetto di “presenza”, elemento centrale nelle pratiche meditative e nella relazione d’aiuto. Emotivamente, il whispering genera un senso di vicinanza e connessione. Il suono soffuso richiede attenzione, induce all’ascolto profondo e stabilisce una relazione empatica tra chi emette il suono e chi lo riceve. Questo lo rende particolarmente efficace nella musicoterapia vocale e nelle terapie sonore, dove la voce non è solo un mezzo espressivo, ma anche un canale di trasformazione interiore.
L’Autonomous Sensory Meridian Response (ASMR) è un fenomeno neurofisiologico in cui determinati suoni – tra cui il sussurro – generano una risposta di rilassamento profondo, spesso accompagnata da una piacevole sensazione di formicolio lungo il corpo. Da un punto di vista psicologico, l’ASMR agisce sulla regolazione del sistema nervoso, favorendo una predominanza del sistema parasimpatico, responsabile del rilassamento e della rigenerazione. Questo lo rende un valido strumento per la gestione dello stress, dell’ansia e delle difficoltà legate all’insonnia. L’aspetto terapeutico dell’ASMR risiede nella sua capacità di indurre stati di calma vigile, uno stato intermedio tra la veglia e il sonno in cui la mente si distende e le tensioni corporee si dissolvono. L’effetto è simile a quello delle pratiche meditative, con la differenza che l’ASMR utilizza specifici stimoli sonori per evocare una risposta involontaria di rilassamento. Filosoficamente, possiamo interpretare l’ASMR come un’esperienza di riconnessione con il piacere sottile della percezione. La società moderna ci ha abituati a stimoli uditivi invasivi e a una costante iperattivazione sensoriale; l’ASMR, al contrario, ci riporta a una dimensione di ascolto attento e di riscoperta della bellezza nei dettagli sonori più impercettibili.
A livello emotivo, il fenomeno ASMR può avere un impatto significativo sulle memorie affettive e sulla regolazione delle emozioni. Molti suoni ASMR evocano ricordi legati alla cura, al contatto gentile e alla sicurezza, creando un effetto terapeutico di auto-consolazione e di benessere psicofisico.
La Terapia del Soffio del maestro zen Inoue Muhen rappresenta una visione ancora più sottile e spirituale del potere del suono e del respiro. Il maestro insegnava che il soffio non è solo un atto fisiologico, ma un principio vitale che collega corpo, mente e spirito. A livello psicologico, il soffio consapevole aiuta a regolare l’attività mentale e a ristabilire un equilibrio interiore. In un mondo dominato dall’accelerazione e dall’iperstimolazione, l’atto di tornare al respiro primordiale diventa una pratica di centratura, un modo per placare il dialogo interno e ritrovare uno stato di quiete profonda. Dal punto di vista terapeutico, la pratica del soffio agisce come una forma di meditazione sonora, in cui la vibrazione del respiro viene utilizzata per sciogliere tensioni fisiche ed emotive. Il suono del soffio diventa una risonanza interiore, un’eco del movimento della vita che scorre dentro di noi. Sul piano filosofico, la Terapia del Soffio si inserisce in una tradizione antica che considera il respiro come il ponte tra il visibile e l’invisibile. Nel buddismo zen, il respiro è il veicolo della presenza, il punto d’incontro tra l’essere e il divenire. Il soffio è il primo e l’ultimo atto della nostra esistenza: riconoscerne la sacralità significa accogliere il mistero della vita con consapevolezza e gratitudine. Emotivamente, il soffio ha il potere di trasformare. Il semplice atto di respirare con attenzione può aprire spazi di rilascio emotivo, permettendo alle tensioni di sciogliersi e alle emozioni represse di emergere in un flusso armonico e naturale.
Il whispering, l’ASMR e la Terapia del Soffio offrono un accesso privilegiato alle dimensioni più profonde della percezione, dell’ascolto e della consapevolezza. Queste pratiche non sono semplici tecniche, ma strumenti di esplorazione interiore, capaci di trasformare il modo in cui ci rapportiamo alla voce, al respiro e al suono. Nel contesto terapeutico, esse rappresentano una via delicata e potente per riconnettersi con il proprio sé autentico, sciogliere blocchi emotivi e ristabilire un senso di armonia tra corpo, mente ed emozioni. Nel soffio, nel sussurro e nel suono sottile si cela un universo di possibilità: un invito ad ascoltare più profondamente, a sentire più intensamente e a vivere con maggiore presenza.
Lorenzo Pierobon 2025 ©
I pensieri non sono entità effimere che svaniscono nel nulla dopo essere stati formulati. Al contrario, ogni pensiero ben definito è un atto creativo che lascia una traccia nel campo energetico e mentale, generando effetti che possono influenzare profondamente la realtà. Le forme pensiero, quindi, non sono solo manifestazioni del nostro mondo interiore, ma rappresentano vibrazioni e energie che si irradiano verso l’esterno, modellando la nostra esperienza e l’ambiente circostante. Questo concetto, esplorato da filosofi, scienziati e tradizioni spirituali, unisce metafisica, fisica e psicologia in una visione integrata del potere della mente. Pensare, infatti, non è mai un atto passivo: ogni pensiero è una forza in movimento, capace di propagarsi, influenzare e trasformare.
Le forme pensiero si riferiscono a costruzioni energetiche o entità immateriali create dalla mente umana attraverso pensieri, emozioni e intenzione focalizzata. Il termine è spesso associato alla teosofia, esiste anche in altre tradizioni spirituali, come l’induismo, dove il pensiero è considerato un’energia creativa, e in special modo nella cultura tibetana, con l’idea del tulpa, un’entità mentale autonoma. Nel buddhismo tibetano, il tulpa è una manifestazione intenzionale del pensiero, creata attraverso la meditazione profonda e il controllo mentale. È visto come uno strumento per esplorare la natura della mente e la sua capacità di creare realtà. Non si tratta necessariamente di entità “fisiche”, ma di “forme pensiero” che possono essere percepite come reali da chi le crea. I monaci tibetani utilizzavano queste pratiche per scopi specifici, come superare paure, ottenere visioni, o approfondire la comprensione della realtà illusoria. Creare un tulpa richiede disciplina mentale e la capacità di focalizzarsi su un’immagine mentale fino a darle una sorta di “vita propria”.
Comprendere come funzionano le forme pensiero significa prendere consapevolezza della nostra responsabilità e del nostro potere creativo. Ogni pensiero produce due effetti fondamentali: una vibrazione che si irradia verso l’esterno e una forma energetica che prende vita nel campo mentale. Questi due aspetti sono strettamente interconnessi e rappresentano le modalità con cui il pensiero agisce sia sul piano personale sia su quello collettivo.
Quando pensiamo, il nostro corpo mentale – una struttura energetica che riflette l’attività della nostra mente – si mette in vibrazione. Questo fenomeno avviene in modo istantaneo: ogni pensiero genera onde vibratorie che si propagano nello spazio, proprio come le onde create da un sasso lanciato in uno stagno. Tuttavia, la natura e la forza di queste onde dipendono dalla chiarezza, dall’intensità, dalla presenza. e dall’intenzione che accompagna il pensiero che le genera. Un pensiero semplice, privo di complessità o profondità, produrrà vibrazioni deboli e poco strutturate. Al contrario, un pensiero forte, chiaro e focalizzato genererà vibrazioni potenti, capaci di influenzare profondamente il campo energetico circostante. Questo ci insegna che non è solo la forza del pensiero a determinare il suo impatto, ma soprattutto la sua precisione e coerenza.
Il concetto di vibrazione non è un’astrazione metafisica, ma una realtà concreta che possiamo osservare anche nel mondo fisico. La cymatica, la scienza che studia gli effetti delle vibrazioni sulla materia, dimostra come le onde sonore possano creare forme organizzate in materiali come acqua, sabbia o polvere. Analogamente, le vibrazioni generate dai pensieri producono effetti tangibili nel campo mentale, influenzando sia il nostro stato interiore sia quello degli altri. Quando un pensiero entra in contatto con un altro corpo mentale, tende a farlo vibrare in sintonia con la propria frequenza. Questo fenomeno, noto come risonanza mentale, è simile a ciò che accade tra due diapason: se uno viene fatto vibrare, anche l’altro, posto nelle vicinanze, comincerà a emettere lo stesso suono. La forza di questa risonanza dipende dalla chiarezza e dall’intensità del pensiero originale. Pensieri chiari, precisi e positivi avranno un impatto più forte rispetto a pensieri confusi o negativi. Inoltre, una mente predisposta a vibrare su frequenze elevate sarà più ricettiva ai pensieri di natura positiva, amplificando il loro effetto e diffondendoli ulteriormente.
Un pensiero non è solo un impulso momentaneo, ma può assumere una forma autonoma nel campo energetico. Quando creiamo un pensiero, lo rivestiamo di una struttura vibratoria che, in base alla sua intensità e chiarezza, può rimanere attiva per un tempo variabile. Se il pensiero è diretto verso un obiettivo specifico – una persona, una situazione, un progetto – la sua energia rimane focalizzata su quel target, influenzandolo costantemente. Questa forma di energia mentale è responsabile, ad esempio, dei risultati di una visualizzazione intenzionale o di una preghiera diretta. Quando, invece, il pensiero non ha un obiettivo preciso, esso rimane fluttuante nell’atmosfera mentale, irradiando energia simile a quella del suo creatore. Se non trova corpi mentali ricettivi, questa forma pensiero si dissolve gradualmente, perdendo la propria forza. Tuttavia, se entra in contatto con una mente affine, capace di vibrare sulla stessa frequenza, la forma pensiero viene assorbita e rafforzata, continuando il suo ciclo di propagazione.
David Bohm, uno dei più grandi fisici e pensatori del XX secolo, affermava che “l’immaginazione è già la creazione della forma, possiede già l’intenzione e il principio di tutti i movimenti necessari per metterla in atto.” Questa frase ci ricorda che l’intenzione è il motore principale della creazione mentale. Ogni pensiero nasce da un’intenzione, che ne determina la direzione, la chiarezza e la forza. Quando pensiamo con consapevolezza e intenzione, diamo al pensiero una forma ben definita, che può influenzare il mondo con maggiore efficacia. Questo principio è alla base di molte pratiche spirituali, come la meditazione, la preghiera o la visualizzazione creativa, ma trova riscontro anche nella psicologia moderna, che riconosce il potere della focalizzazione mentale per raggiungere obiettivi concreti.
La cymatica offre una rappresentazione visibile di ciò che avviene nel campo mentale quando formuliamo un pensiero. Gli esperimenti di Hans Jenny, pioniere di questa disciplina, hanno dimostrato come le vibrazioni sonore possano modellare la materia, creando forme geometriche armoniose. Ad esempio, quando una frequenza sonora viene applicata a una lastra con della sabbia, le particelle si organizzano in schemi precisi, che cambiano al variare della frequenza. Analogamente, i pensieri, che sono vibrazioni sottili, generano schemi nel campo energetico, influenzando tutto ciò che incontrano. Questa analogia ci aiuta a comprendere l’impatto delle forme pensiero: come il suono organizza la materia, i pensieri organizzano l’energia, creando realtà visibili e invisibili. Quando parliamo o cantiamo, il nostro corpo diventa un generatore di onde sonore che interagiscono con il nostro campo energetico e con la materia circostante. Questi suoni, uniti alle nostre intenzioni, creano vere e proprie impronte vibrazionali.
Il corpo come risonatore
Il corpo umano è una cassa di risonanza e consonanza naturale. Ogni organo e ogni cellula risuonano a determinate frequenze, e il suono della nostra voce può influenzarli. La cymatica applicata al corpo, spesso chiamata sound healing, dimostra come la vibrazione possa armonizzare i tessuti e riportare equilibrio. Quando cantiamo con consapevolezza, le vibrazioni emesse dalla voce possono creare “schemi energetici” simili a quelli osservati negli esperimenti di cymatica. Un mantra ripetuto con intenzione focalizzata può produrre risonanze che influenzano il nostro campo energetico, creando forme pensiero armoniose capaci di generare stati di calma, chiarezza e abbondanza di energia vitale.
Canto vocalico e geometria sacra
Nel canto vocalico, ogni vocale è associata a una frequenza specifica che genera una particolare vibrazione nel corpo. La “A”, ad esempio, risuona nella zona del petto e del cuore, mentre la “I” stimola l’area della testa. La cymatica ci mostra che queste vibrazioni non si limitano al corpo, ma si espandono creando geometrie nell’ambiente, influenzando ciò che ci circonda. Se consideriamo le forme pensiero come “strutture vibrazionali”, il canto vocalico, amplificando l’intenzione, diventa uno strumento per plasmarle e renderle più definite. Le immagini cymatiche delle frequenze prodotte dalle vocali mostrano schemi ordinati, che riflettono equilibrio e armonia, in perfetta analogia con il potenziale di queste forme pensiero.
Canto armonico e creazioni multistrato
Il canto armonico, in cui il cantante produce più frequenze simultaneamente, è particolarmente efficace nella creazione di forme pensiero complesse. Gli armonici superiori generati interagiscono tra loro creando vibrazioni che si sovrappongono, come onde che modellano schemi cymatici complessi. Questo tipo di canto, caricato di intenzioni specifiche, può avere un effetto trasformativo profondo sia sul cantante sia sull’ascoltatore. Ad esempio, chi pratica il canto armonico con l’obiettivo di generare quiete e presenza può “intrecciare” queste intenzioni nelle vibrazioni emesse, creando un campo energetico che influenza il proprio stato mentale ed emotivo, oltre a quello degli altri.
Le forme pensiero ci ricordano che ogni pensiero è un atto creativo con conseguenze reali. Non importa se siamo consapevoli o meno: ogni vibrazione mentale lascia un’impronta, influenzando noi stessi, gli altri e il mondo che ci circonda. Imparare a pensare con chiarezza, intenzione, consapevolezza e presenza è una delle chiavi per trasformare la nostra vita e contribuire a un cambiamento positivo nella realtà collettiva. In un universo governato da vibrazioni e risonanze, ogni pensiero ben formulato è un seme di trasformazione. Sta a noi scegliere cosa seminare e quale mondo costruire, consapevoli del nostro immenso potere creativo.
Lorenzo Pierobon 2025 ©
Monza ore 18.00 23 febbraio 2025
ALLA VELOCITÀ DEGLI ALBERI
Esiste un ritmo nascosto, invisibile all’occhio umano, un tempo che scorre silenzioso tra le radici e i rami, tra la terra e il cielo. Alla velocità degli alberi il mondo respira piano, libero dall’urgenza del fare.
A seguire aperitivo lento.
d-SafE
Marco Pancaldi: chitarra, pancaltulator
Lorenzo Pierobon: voce, macchine riverberatrici
Featuring Giancarlo Garofalo: gong, campane tibetane
SOLO CON PRENOTAZIONE a info.dsafe@gmail.com indicando nome e numero posti: solo. allora riceverete conferma e dettagli sul luogo della performance.
Agli invitati si chiederà di rilasciare un contributo di 20€ a persona a copertura spese organizzative.
VOICELAB laboratorio di ricerca e sperimentazione vocale Leggi tutto