Archivio annuale 14 Dicembre 2024

Alle origini del canto vocalico: frequenze e risonanze

Il canto delle vocali è una pratica che affonda le sue radici nella storia antica, dove l’uso delle vocali non era semplicemente un mezzo di comunicazione, ma un veicolo per sintonizzarsi con energie superiori, con le forze della natura e, in alcuni casi, con la stessa essenza del cosmo. Oggi sappiamo che ogni vocale porta con sé una particolare frequenza armonica che entra in risonanza con precise onde vibrazionali, permettendo una connessione profonda e trasformativa.

Il canto delle vocali è presente in molte antiche tradizioni, dalle culture sciamaniche alle pratiche ritualistiche egiziane, fino alle filosofie indiane e tibetane. Per queste antiche civiltà, le vocali non erano soltanto componenti della lingua: erano sacre e dotate di potere. In molte di queste culture, le vocali rappresentavano delle chiavi per entrare in connessione con la “musica delle sfere,” l’idea platonica secondo cui l’universo emette costantemente delle frequenze armoniche.

Nella tradizione egizia, per esempio, si credeva che le vocali portassero in sé il soffio della creazione. Ogni lettera possedeva un determinato potere di risonanza che poteva influenzare sia la materia sia la coscienza. I sacerdoti egizi utilizzavano specifiche vocali durante le cerimonie, convinti che ogni suono avesse la capacità di aprire portali verso altre dimensioni o stati di coscienza. Nella tradizione indiana, il canto dell’OM (o AUM) rappresenta forse l’esempio più conosciuto di canto vocalico sacro, un suono che racchiude la totalità dell’essere e della non-dualità, una frequenza che, si dice, risuona con la vibrazione fondamentale dell’universo.

Una delle applicazioni più misteriose e suggestive del canto vocalico si trova tra i Catari, un gruppo mistico-religioso del medioevo, perseguitato per le sue credenze eretiche. I Catari credevano in un dualismo radicale tra spirito e materia, e utilizzavano il canto vocalico per purificarsi dalle impurità terrene, cercando la connessione con il divino attraverso la voce.

Il canto delle vocali AEIOU era un rituale intimo e segreto: ogni vocale rappresentava un passaggio, un’energia sottile che accompagnava il fedele in un viaggio spirituale. Nella sequenza AEIOU, ogni vocale era associata a un elemento o a un piano esistenziale specifico, rappresentando un processo di purificazione progressivo. Si riteneva che questo canto potesse sciogliere le impurità dell’anima, riportandola alla sua essenza luminosa e divina. I Catari intuirono che ogni vocale portava con sé un’identità numerica e vibratoria, un’idea che riecheggia nella teoria moderna delle frequenze, che collega il mondo della materia alla geometria sacra e ai numeri. Quando pronunciamo una vocale, generiamo onde armoniche che portano con sé leggi numeriche universali. Secondo l’esoterismo e molte tradizioni filosofiche, l’intero universo è costruito su proporzioni armoniche, che esprimono un ordine nascosto nel caos apparente della natura. L’essere umano, con la propria voce, ha il potere di entrare in risonanza con queste leggi universali. Le vocali diventano così strumenti potenti per sintonizzarsi con le armoniche dell’universo, e l’atto stesso del canto diventa una forma di connessione diretta con l’essenza numerica della realtà.

Un aspetto particolarmente interessante è che queste leggi di armonia si trovano ovunque: dai rapporti tra le orbite planetarie alla struttura della musica e persino nella nostra biologia. Quando cantiamo, le onde sonore generano una struttura geometrica invisibile nell’aria, che si propaga e risuona con tutto ciò che ha una propria frequenza, dalle cellule del nostro corpo ai campi energetici più sottili.

Per chi pratica il canto delle vocali in modo consapevole, questa risonanza può diventare uno strumento di pienezza e trasformazione. Nell’epoca attuale, il canto delle vocali ha trovato nuovi spazi e significati, soprattutto nelle pratiche di meditazione, musicoterapia e sviluppo personale. Oggi, comprendiamo meglio la scienza dietro la risonanza: sappiamo che le onde sonore non solo influenzano il nostro umore, ma possono anche modificare il nostro stato fisico e mentale.

Nella musicoterapia vocale, ad esempio, il canto delle vocali viene utilizzato per sbloccare tensioni emotive e fisiche, facilitando l’allineamento energetico. Alcuni musicoterapeuti insegnano ai pazienti a vocalizzare le singole vocali come parte di esercizi di respiro e rilassamento, aiutandoli a entrare in uno stato di equilibrio interiore. Anche le neuroscienze stanno cominciando a esplorare come le frequenze vocaliche influenzino il cervello, favorendo una risonanza interna che sembra migliorare la connettività tra diverse aree cerebrali. Il canto delle vocali è una pratica antica che oggi si rivela in tutta la sua potenza, non solo come mezzo di espressione, ma come strumento di connessione con le forze più profonde della natura. Ogni vocale rappresenta un canale verso una realtà armonica, e pronunciarla consapevolmente significa entrare in sintonia con il ritmo nascosto dell’universo. In un mondo in cui la ricerca di senso e connessione è sempre più urgente, il canto delle vocali offre un’esperienza che trascende il linguaggio, riportandoci a un’intuizione primordiale e universale: la vibrazione è alla base di ogni cosa, e la nostra voce è uno strumento per esplorare questa verità. Attraverso il canto delle vocali, l’essere umano non solo esprime se stesso, ma diventa uno strumento consapevole di risonanza, capace di sintonizzarsi con l’armonia fondamentale dell’universo, andando oltre le parole e oltre il tempo.

Questa mia personale interpretazione delle vocali come tappe di un percorso spirituale e esoterico arricchisce ulteriormente la pratica del canto armonico, trasformando ogni suono in un simbolo che rappresenta un aspetto specifico del cammino interiore. Vediamo più in dettaglio come ciascuna vocale può essere intesa come un portale verso una qualità energetica e un’esperienza interiore specifica.

A: il principio della vita e della purezza

La vocale A rappresenta l’inizio, l’origine stessa della creazione, collegandosi all’archetipo della sorgente e della purezza primordiale. Nell’emettere il suono “A”, si può sperimentare uno stato di calma, come se ci si ricollegasse all’essenza dell’esistenza. Questo suono induce una stabilità che nasce dal senso di “essere”, senza la necessità di fare. Per questo motivo, molte pratiche spirituali suggeriscono di iniziare con la vocale A, in quanto prepara il terreno interiore, calmando la mente e creando uno spazio di apertura e ricezione.

 E: luce e chiarezza interiore

La vocale E porta una qualità di illuminazione, come un raggio di luce che rischiara l’oscurità interiore. È associata alla chiarezza mentale e alla guida spirituale, un faro che ci mostra la direzione. Cantare la vocale E può risvegliare la fiducia e l’autostima, mettendoci in contatto con la nostra “luce interiore.” Chi pratica il canto della vocale E spesso descrive un effetto di vivacità mentale e chiarezza, quasi come se la vibrazione liberasse tensioni o dubbi, consentendo di vedere le cose con una nuova lucidità.

I: la spiritualità

I rappresenta l’elevazione spirituale, un innalzamento dell’anima verso piani più alti di consapevolezza. È la vocale che incarna la ricerca interiore, l’ascesa verso il divino e la connessione con il trascendente. Emessa consapevolmente, questa vocale stabilizza l’umore, favorendo uno stato di serenità che va oltre le fluttuazioni emotive quotidiane. Nell’emettere il suono I, si può sperimentare una vibrazione che “risale” lungo la colonna vertebrale, quasi come un’energia che si libera e ci spinge verso l’alto, simboleggiando il desiderio di raggiungere un nuovo stato di coscienza.

 O: eternità e ciclicità

La vocale O è simbolo di eternità, del ciclo della vita e della morte. In molte tradizioni, la O è collegata a forme circolari e alla perfezione della natura ciclica dell’universo. La risonanza del suono O trasmette un senso di completezza e unità, come se abbracciasse tutto il creato. Questo suono porta con sé una qualità di accoglienza e di integrazione, permettendo a chi lo emette di sentirsi parte di un tutto. La vibrazione generata dal suono O si percepisce spesso come una “sfera” che avvolge il corpo, trasmettendo una sensazione di appartenenza e perfezione, in linea con la ciclicità eterna della vita.

 U: unione e radicamento

Infine, la vocale U rappresenta il raggiungimento dell’unione, il completamento del percorso spirituale attraverso una profonda fusione con il divino. Il suono U risuona nelle profondità, generando un senso di radicamento che è essenziale per innalzarsi: “vola alto chi ha radici fonde.” Cantare la vocale U aiuta a sentirsi connessi alla terra e al corpo, favorendo una stabilità interiore che permette di affrontare il viaggio spirituale senza perdere l’equilibrio. Chi sperimenta il canto della U può sentire un’energia che scende verso il basso, favorendo un radicamento che non è immobilità, ma piuttosto una stabilità dinamica.

 Una mappa armonica per un cammino spirituale

Insieme, queste vocali disegnano una sorta di mappa che accompagna il praticante lungo il percorso spirituale. Dall’inizio (A), passando per l’illuminazione (E), l’ascensione (I), la comprensione dell’eterno (O) e la fusione con il divino (U), il canto vocalico diventa un rituale di trasformazione che armonizza corpo, mente e spirito. Ogni vocale, quindi, è molto più di un semplice suono: è una frequenza che risuona con precise parti del nostro essere, toccando corde profonde che ci ricollegano con le leggi armoniche dell’universo. Praticare consapevolmente il canto delle vocali può portare a una maggiore comprensione di sé, un viaggio interiore che ci avvicina al divino, non come qualcosa di esterno, ma come qualcosa che risuona già in noi, in attesa di essere risvegliato attraverso il suono. Le vocali rappresentano un canale attraverso cui l’essere umano entra in contatto diretto con il fenomeno delle armoniche. Ogni volta che pronunciamo una vocale, generiamo e percepiamo onde armoniche, creando risonanze che trascendono il semplice suono. Non è un caso che, quando parliamo o cantiamo, non facciamo altro che esprimere numeri. L’intero mondo fisico è in essenza un sistema numerico, le cui leggi di fondo sono armoniche, con i suoni che ne incarnano le manifestazioni più evidenti.

Da questa prospettiva, le radici del canto vocalico non erano né strettamente verbali né puramente musicali. Erano, invece, basate su leggi armoniche, una scienza intuitiva della risonanza. Ogni vocale, quindi, non era solo un suono, ma uno strumento capace di generare risonanza armonica, che permetteva di entrare in sintonia con le vibrazioni naturali dell’universo. Le vocali diventano così mezzi per risuonare con frequenze specifiche, catalizzatori di una sintonia profonda tra la voce e il cosmo, portando chi canta a un’esperienza più intima e primordiale di connessione con la natura delle cose.

Lorenzo Pierobon 2024 ©

Arti marziali (interne) voce e canto

La voce e le arti marziali si incontrano in una zona virtuale dove l’energia, il corpo e la mente si fondono. La pratica della vocalizzazione nelle arti marziali è un esempio potente di come il suono può avere un impatto fisico e psicologico sul corpo, e di come le frequenze sonore possano essere utilizzate per migliorare non solo la tecnica, ma anche la consapevolezza e la spiritualità del praticante. Diverse discipline marziali attribuiscono un’importanza specifica alla respirazione, al suono e alla risonanza vocale come parte dell’allenamento e della performance.  In molte arti marziali orientali, come il Tai Chi e l’Aikido, si enfatizza l’importanza di connettersi con la propria energia interna, o qi. L’uso della voce, anche solo come vibrazione interna durante l’espirazione, può aiutare a radicare e a stabilizzare la mente e il corpo. Questa connessione può essere particolarmente potente quando il praticante utilizza suoni gravi o note basse, che creano una risonanza profonda e calmante. Questi suoni vengono spesso emessi durante il movimento, soprattutto nelle tecniche di spinta o nelle fasi di rilascio dell’energia.

Uno degli esempi più noti dell’uso della voce nelle arti marziali è il kiai, (気合: “grido” o “spirito combattivo”) un grido ottenuto da una forte espirazione ventrale che consente di rilasciare l’energia al momento dell’assalto. Nel kendō, ai principianti viene insegnato a gridare il nome della parte bersaglio del colpo (kote, men, dō, tsuki) per sviluppare il kiai. Questo suono, emesso con forza al culmine di un attacco o di una mossa difensiva, ha più scopi: aiuta a liberare energia, a intimidire l’avversario, e a focalizzare l’intenzione del movimento. Il kiai è una forma di “canto marziale,” una vibrazione vocale che mira a mettere in sincronia il corpo e la mente, generando uno stato di flow in cui l’intenzione e il gesto si fondono in un’unica azione. Alcuni studi suggeriscono che l’uso del kiai può effettivamente aumentare la forza fisica e la potenza del colpo grazie alla contrazione muscolare indotta dalla vibrazione sonora.

Alcune pratiche cinesi, come il Qigong e il Kung Fu, utilizzano suoni specifici per controllare la respirazione e promuovere la salute energetica del corpo. Questi suoni, noti come “i sei suoni segreti” nel Qigong, aiutano a stimolare organi interni e a migliorare la circolazione del qi. Questa pratica si basa sul principio che il corpo, come uno strumento musicale, risuona a specifiche frequenze, e che il suono giusto può favorire l’armonia interna e il rilassamento. Le vibrazioni create dai suoni vocali possono anche avere un effetto sulla muscolatura. L’azione di emettere suoni come grida o anche solo suoni ritmati può portare ad un miglior controllo della contrazione muscolare. Alcuni atleti usano il grido non solo come un modo per caricare il corpo di energia, ma anche per rendere più fluida e potente l’esecuzione di un movimento.

Gli stili interni delle arti marziali cinesi nascono dalla fusione tra pratiche meditative, influenzate dal Buddismo e dal Taoismo, e le tradizioni marziali radicate nei villaggi cinesi. Questo incontro ha dato vita a discipline in cui la ricerca dell’equilibrio, tanto fisico quanto mentale, è il fulcro della pratica, trasformando le arti marziali in un percorso di crescita personale e spirituale. L’idea centrale di queste discipline è che la vera forza risiede non nell’azione aggressiva, ma nella capacità di armonizzare corpo, mente ed energia. Gli stili interni si fondano su alcune caratteristiche fondamentali che riflettono l’unione tra tecnica marziale e ricerca meditativa:

Elasticità e coordinazione
Gli stili interni enfatizzano la flessibilità come qualità indispensabile per muovere il corpo in armonia. I piedi rappresentano la connessione con la terra, la testa con il cielo e le mani con lo spazio intermedio. Ogni gesto diventa un ponte tra questi elementi, creando un’unità armoniosa.

Gesti lenti e consapevoli
La lentezza dei movimenti è il segreto per costruire l’unità tra corpo e spirito. Gesti deliberati e precisi educano il praticante a percepire ogni minima tensione e a rilasciarla, portandolo a un controllo sempre maggiore del proprio corpo e della propria energia.

Rilassamento  come forma di connessione alla forza vitale
L’abbandono delle tensioni muscolari è essenziale per permettere ai fluidi corporei e al respiro di scorrere liberamente. Questo rilassamento non è sinonimo di debolezza, ma di forza flessibile, capace di adattarsi e di fluire liberamente senza ostacoli.

Immobilità e il principio del Wu Wei
La pratica della quiete, anche nel movimento, permette di raggiungere lo stato di wu wei, ovvero il “agire senza forzare” (il non agire). Questo concetto taoista suggerisce che l’azione più efficace nasce dalla totale assenza di resistenza mentale o fisica, permettendo al corpo di rispondere spontaneamente e in modo naturale agli stimoli esterni.

Alternanza di pieno e vuoto
Il praticante degli stili interni impara a giocare con l’equilibrio tra pieno (durezza ed esplosività) e vuoto (distensione e rilassamento). Questa alternanza è ciò che rende una tecnica fluida ed efficace, capace di neutralizzare l’avversario senza uno sforzo eccessivo.

Presenza  come allenamento dell’intenzione
Il lavoro sull’intenzione è fondamentale. L’energia segue il pensiero, e attraverso la presenza  il praticante coltiva il corpo e lo spirito, sviluppando un controllo continuo e totale del proprio essere.

I praticanti di queste discipline cercano un controllo completo del corpo, sviluppando la capacità di passare da uno stato all’altro con leggerezza e consapevolezza. Quando un attacco viene sferrato, essi lo neutralizzano attraverso una contrazione controllata dell’energia interna (qi), per poi rilasciarla in maniera esplosiva al momento opportuno. Questo processo non è solo fisico, ma anche mentale: richiede calma e una profonda connessione con il proprio centro. In un mondo sempre più frenetico, la filosofia degli stili interni offre una via per coltivare l’equilibrio e la consapevolezza. La loro pratica non è solo utile per la difesa personale, ma anche per il benessere psicofisico, poiché insegna a muoversi con intenzione, a respirare profondamente e a rispondere agli eventi con flessibilità. Questa saggezza, ereditata dai villaggi e monasteri cinesi, rimane oggi più che mai un potente strumento per affrontare le sfide quotidiane con serenità e forza interiore.

Nella mia personale esperienza ho riscontrato che alcuni artisti marziali, specialmente quelli che praticano arti interne, hanno sperimentato tecniche vocali come il canto armonico. Attraverso la pratica del canto armonico, l’artista marziale può esplorare la propria voce come mezzo di meditazione e di auto-espressione profonda, il che può portare ad una maggiore consapevolezza del proprio stato interno. L’uso degli armonici vocali permette una risonanza unica, che può aiutare a canalizzare meglio l’energia e a migliorare la concentrazione. La voce può anche essere uno strumento per accedere a stati alterati di coscienza. In molte arti marziali, si parla di entrare in uno “stato di flusso” o di “vuoto mentale” (chiamato mushin nel Buddismo Zen). Questa condizione mentale è simile a quella che si può sperimentare attraverso pratiche vocali come il canto armonico, il canto dei mantra o il canto vocalico dove la mente razionale si ritira e il corpo agisce in modo spontaneo e intuitivo. Attraverso la pratica della vocalizzazione, l’artista marziale può accedere a uno stato di coscienza in cui la sua risposta è immediata, intuitiva e priva di tensione.

Il canto nelle arti marziali aggiunge un livello ancora più profondo di connessione tra mente, corpo e spirito, esplorando non solo la voce come veicolo di energia, ma anche come strumento di equilibrio e centratura. Mentre suoni come il kiai sono pensati per esplosioni di potenza, il canto introduce un aspetto più meditativo e continuo, utile per il mantenimento dell’energia e per favorire la concentrazione durante l’allenamento.

Un’arte marziale come la Capoeira brasiliana, include il canto come elemento fondamentale dell’allenamento. Il canto ritmico accompagna i movimenti, contribuendo a creare un flusso armonico tra l’atleta e il ritmo musicale. Il canto permette al praticante di entrare in sintonia con il proprio corpo, rispondendo in maniera più fluida e intuitiva ai movimenti dell’avversario. Inoltre, aiuta a stabilire un ritmo interno costante, che mantiene l’energia senza sprechi. Alcuni praticanti di livello avanzato usano il canto come strumento di visualizzazione. Cantare una nota lunga e continua può aiutare a creare una “mappa mentale” dei movimenti, permettendo così di focalizzare la propria intenzione su specifiche parti del corpo o su una tecnica in particolare. L’idea è che il canto diventi un mantra che guida la mente e il corpo attraverso l’azione, rendendo il gesto più preciso e l’intenzione più focalizzata. Questo è particolarmente utile nelle arti marziali interne, dove il controllo mentale e la consapevolezza del corpo sono fondamentali. Il canto armonico, in particolare, ha un potenziale speciale nelle arti marziali, soprattutto quando si esplorano tecniche più spirituali. Pratiche come il canto difonico (in cui si producono due note contemporaneamente) permettono di creare frequenze che risuonano nel corpo e nella mente, generando uno stato di profonda consapevolezza e connessione con se stessi. Questo tipo di canto è utilizzato da alcuni artisti marziali come pratica preparatoria, un metodo per raggiungere uno stato mentale libero da distrazioni e pronto ad accogliere le tecniche da memorizzare.

Alcuni maestri marziali, influenzati dalle pratiche zen e taoiste, vedono il canto come un’estensione naturale dell’arte marziale. Proprio come ogni colpo o movimento deve essere eseguito con intenzione, anche il canto è un mezzo per esprimere il proprio potere interiore e armonizzare l’energia. L’idea è che la voce rappresenti una forma di “respiro sonoro”, che, se allineato con il corpo, può intensificare l’efficacia della pratica e persino amplificare l’intento di ogni gesto. Il canto diventa così un’espressione sonora del movimento, una “scia vibrante” che lascia un’impronta di sé anche dopo l’esecuzione della tecnica. La sinergia tra canto e arti marziali va oltre l’uso della voce come semplice espediente tecnico. Il canto diventa una forma di meditazione in movimento, che permette al praticante di entrare in una dimensione intima e spirituale, amplificando la connessione tra corpo e spirito. Questa fusione tra canto e arte marziale non è solo una strategia di allenamento, ma un cammino per raggiungere un equilibrio profondo.

Lorenzo Pierobon 2024 ©

 

Wu Wei e Wu Shin: l’essenza del Tao applicata all’arte, alla musica e al canto

I concetti di Wu Wei e Wu Shin derivano dal Taoismo, ma la loro portata si estende ben oltre la filosofia e le pratiche spirituali, influenzando profondamente le arti, tra cui la musica, il canto e la danza. Questi principi non rappresentano solo una via di approccio alla creazione artistica, ma forniscono anche una guida esoterica per vivere in armonia con il Tao, il principio universale che permea ogni cosa. In un mondo sempre più orientato al controllo, all’intenzionalità e alla produttività, i concetti di Wu Wei (non-agire) e Wu Shin (assenza di mente) ci ricordano il potere della spontaneità, dell’azione fluida e dell’abbandono alla naturalezza. Questi principi non sono soltanto teorie astratte o pratiche spirituali, ma veri e propri atteggiamenti esistenziali che si manifestano in ogni aspetto della creazione artistica, portando l’artista a vivere in armonia con il fluire naturale del Tao. Nell’ambito esoterico, rappresentano una sorta di “magia” che permette di connettersi con forze superiori attraverso la bellezza e la spontaneità creativa.

Wu Wei: agire senza forzare
Il Wu Wei viene spesso tradotto come “non-agire”, ma questa interpretazione può risultare fuorviante se non compresa nel contesto taoista. Wu Wei non significa inattività o passività, ma agire in modo naturale, senza forzature, in sintonia con il flusso naturale degli eventi. In altre parole, è l’arte di “fare senza fare”, di lasciare che l’azione fluisca liberamente, senza interferire con il corso naturale delle cose. In termini esoterici, Wu Wei rappresenta un equilibrio tra volontà individuale e la volontà cosmica. L’artista, che sia un musicista, un danzatore o un cantante, non forza l’azione o la creazione. Invece, si lascia trasportare dall’energia e dal ritmo naturale del mondo, permettendo che l’arte si manifesti attraverso di lui. Nella musica, Wu Wei si manifesta quando l’artista non tenta di controllare ogni aspetto dell’esecuzione, ma si lascia andare all’ispirazione. Nella pratica del canto, in particolare, questo può assumere forme sorprendenti. Il canto armonico, per esempio, è una tradizione ancestrale che trova espressione nelle culture mongole e tibetane. I cantanti armonici non “producono” il suono attraverso un processo di controllo forzato, ma piuttosto lo “ricevono”, lasciando che le vibrazioni emergano dalla loro interazione spontanea con il respiro e il corpo. È un atto che trascende la volontà individuale, dove la voce diventa un veicolo per canalizzare l’energia cosmica.
Nell’ambito della musica strumentale, molti compositori e interpreti descrivono l’esperienza di un flusso ininterrotto di creatività che scorre attraverso di loro, quasi come se la musica “venisse suonata” da una forza esterna. Il musicista diventa il tramite, e in questo stato di grazia il concetto di Wu Wei si realizza pienamente: non è più l’ego a guidare l’azione, ma un flusso superiore. Il jazz, per esempio, con la sua enfasi sull’improvvisazione, incarna perfettamente questa filosofia. Il musicista jazz, quando è nel pieno della performance, non pianifica ogni singola nota in anticipo, ma si lascia guidare dal momento presente, rispondendo agli stimoli esterni, sia dagli altri musicisti che dall’ambiente. Questa forma di “non-agire” nell’improvvisazione crea un contesto in cui la musica può evolversi senza vincoli, rivelando nuove possibilità sonore.
Nella danza, Wu Wei si manifesta come un movimento fluido e spontaneo, dove il danzatore non cerca di dominare lo spazio o di controllare il proprio corpo in modo rigido, ma piuttosto si lascia guidare dal ritmo, dal respiro e dall’energia circostante. In molte tradizioni mistiche, come la danza sufi o le pratiche di danza sacra orientale, l’abbandono al movimento è visto come un atto di preghiera. Il danzatore diventa uno strumento del divino, e ogni movimento si trasforma in un’espressione dell’unità con il tutto. Nel contesto esoterico, la danza può essere vista come una forma di comunicazione con il divino. Non è raro che i danzatori mistici entrino in uno stato di trance, in cui il movimento diventa un veicolo per l’estasi spirituale. In questo stato, il concetto di Wu Wei si realizza completamente: non c’è sforzo consapevole, ma solo l’abbandono a un’energia superiore che guida il corpo senza resistenza.

Wu Shin: il vuoto creativo
Mentre Wu Wei si focalizza sull’agire senza forzature, Wu Shin rappresenta lo stato mentale necessario per raggiungere questa condizione. Il termine Wu Shin si traduce letteralmente come “assenza di mente”, ma questo vuoto non è uno stato di assenza totale o apatia, bensì uno stato di apertura e ricettività. La mente, come uno specchio, non trattiene nulla, non giudica, non si attacca a nulla. Riflette tutto ciò che accade, ma senza interferire. In termini creativi, Wu Shin rappresenta uno stato di vuoto mentale che permette all’artista di essere completamente immerso nel flusso creativo, senza distrazioni o blocchi mentali. La mente non è più ostacolata dai pensieri egoici, dalle preoccupazioni o dalle aspettative, ma è completamente presente, libera di rispondere al momento presente. Mente vuota, piena creatività.

La voce come estensione del vuoto
Nel canto, Wu Shin si manifesta come una forma di abbandono alla voce stessa. I cantanti che praticano tecniche orientali, come il canto sacro tibetano o il canto difonico, descrivono uno stato in cui la mente si svuota completamente, permettendo al suono di emergere in modo naturale. La voce, in questo contesto, diventa uno strumento per connettersi con il sacro, un mezzo attraverso il quale le vibrazioni del cosmo possono essere percepite e trasmesse. L’esoterismo del Wu Shin si rivela in tutta la sua potenza quando il cantante raggiunge uno stato in cui il suono non è più prodotto dalla mente conscia, ma nasce direttamente da una connessione profonda con l’energia universale. In questo stato di “vuoto”, la voce può esprimere l’infinito, diventando una forma di meditazione sonora che trascende la realtà ordinaria. Quando la mente è vuota, il suono diventa un veicolo per il sacro.

Il corpo che fluisce  nel vuoto
Nella danza, Wu Shin si manifesta come una mente completamente vuota, che permette al corpo di muoversi senza vincoli. Quando il danzatore o la danzatrice entrano  in questo stato, il corpo si muove da solo, seguendo il ritmo dell’universo. Non c’è più un io separato che controlla il movimento, ma solo una fusione tra il corpo e lo spazio circostante. Le tradizioni di danza rituale, come la danza balinese o la danza delle dervisci, sfruttano il concetto di Wu Shin per creare un’esperienza trascendentale. In questi rituali, il danzatore si svuota completamente, lasciando che il movimento diventi un atto sacro, una forma di preghiera attraverso cui il divino può manifestarsi.
Dal punto di vista esoterico, Wu Wei e Wu Shin rappresentano le chiavi per una comprensione più profonda della creazione artistica. L’arte non è solo espressione individuale, ma un atto sacro che permette di connettersi con il Tao, l’energia universale che permea ogni cosa. Attraverso il non-agire e l’assenza di mente, l’artista diventa un canale per il divino, un tramite attraverso cui l’universo può esprimersi. Nella tradizione taoista, l’arte è vista come un’estensione del Tao, e quindi ogni atto creativo è un modo per armonizzarsi con le leggi universali. Questo principio si riflette nelle pratiche artistiche più mistiche, dove il canto, la musica e la danza diventano strumenti per esplorare la dimensione sacra dell’esistenza. Applicare i concetti di Wu Wei e Wu Shin alla vita quotidiana, oltre che alle arti, rappresenta una via per vivere in armonia con il flusso naturale delle cose. Non si tratta solo di creare arte, ma di permettere che la vita stessa diventi un’arte, un atto di creazione continua, in cui l’individuo si allinea con le forze universali senza resistenza o forzatura. Nella musica, nel canto e nella danza, Wu Wei e Wu Shin ci insegnano a lasciare andare il controllo e l’ego, a fluire con il momento presente, a vivere ogni istante come un atto sacro. Nell’esperienza quotidiana, questi concetti ci guidano verso una vita più autentica e armoniosa, in cui ogni gesto, ogni suono e ogni movimento diventa un riflesso del Tao.
Wu Wei e Wu Shin non sono semplicemente concetti filosofici, ma strumenti per raggiungere un’espressione artistica e spirituale autentica. Nella musica, nel canto, nella danza e nella vita, questi principi ci guidano verso una connessione profonda con il Tao, il principio universale. Nel fare ciò, non solo creiamo arte, ma diventiamo parte integrante del grande disegno dell’universo, permettendo alla nostra essenza di risuonare in armonia con tutto ciò che ci circonda. Attraverso l’arte, possiamo sperimentare il lato mistico di Wu Wei e Wu Shin, portando il sacro nel nostro agire quotidiano, trasformando ogni gesto, ogni suono, ogni movimento in un riflesso dell’infinito.

Lorenzo Pierobon 2024 ©

Il Mistero della Voce LAB. 15 febbraio – Milano –

Le date: 15 febbraio 2025 12 aprile 2025

Un laboratorio che nasce dall’esperienza di Lorenzo Pierobon, musicoterapeuta, cantante e ricercatore della Voce, e dall’esigenza di iniziare a trasmettere una conoscenza accumulata in quasi trenta anni di ricerca e sperimentazione vocale. Gli incontri sono pensati per indagare lo strumento voce in maniera profonda, non soffermandosi esclusivamente sulla parte tecnica, ma esplorando le componenti più misteriose che conferiscono alla Voce lo status di “strumento trasformativo”. Le tecniche del canto armonico (overtones singing) ci accompagneranno in questo percorso alla scoperta della parte più nascosta e potente della voce: la componente esoterica. Tutti possono partecipare, non servono prerequisiti tecnici, in particolare è consigliato:

• A coloro che desiderano intraprendere un percorso di crescita personale e di consapevolezza

• Professionisti della relazione di aiuto (medici, psicologi, counselor, operatori olistici, insegnanti, etc).

• Artisti

• Cantanti e danzatori

• Esploratori

Gli incontri sono fruibili singolarmente, ma è fortemente consigliato il percorso completo, al termine del quale sarà rilasciato un attestato di frequenza. Per chi lo desiderasse è possibile attivare sessioni individuali di tutoring e supervisione in presenza, dove possibile, oppure online. (Gli incontri individuali, sono da considerarsi come costo a parte e saranno concordati direttamente con l’insegnante).

PROGRAMMA DETTAGLIATO

Segreteria KAILASH Telefono 02 39545486 e-mail informazioni@cckailash.it

 

 

VOICELAB laboratorio di ricerca vocale 14 gennaio – Monza

VOICELAB laboratorio di ricerca e sperimentazione vocale Leggi tutto

Corso di formazione Voicecards 17 gennaio – Monza

Sono aperte le iscrizioni al corso di formazione  Voicecards 2.0.  Il corso è a numero chiuso 

17 gennaio 2025 dalle ore 10.30  alle ore 17  in via Montelungo, 18 Monza presso BB STUDIO

Per tutte le informazioni clicca ; INFO 

pierobon.lorenzo@gmail.com

Lo stato di “flusso”  come  strumento  per il canto, l’improvvisazione e la creatività

Il concetto di flusso o “flow”, come introdotto da Mihaly Csikszentmihalyi, rappresenta uno stato di profondo coinvolgimento e concentrazione in un’attività, che ci trasporta in una dimensione senza tempo, in cui ogni azione scorre senza sforzo. Nel contesto del canto, dell’improvvisazione musicale e delle esperienze creative in generale, questo stato può essere uno strumento fondamentale per migliorare la performance, l’improvvisazione e alimentare la creatività. Per un cantante, è uno stato ideale che permette di esprimere la voce senza  inibizioni, senza che la mente razionale interferisca con il fluire  naturale dell’interpretazione. Molti cantanti si trovano spesso bloccati da pensieri di auto-giudizio o dall’ansia da prestazione, che possono ostacolare la naturalezza del loro canto. Il flusso, invece, permette di bypassare questo ostacolo, aiutando il cantante a “dimenticare” sé stesso e a concentrarsi unicamente sul momento presente. Ma come si raggiunge questo stato? Ci sono alcuni elementi chiave che contribuiscono a facilitare il flusso nel canto:

Equilibrio tra sfida e abilità: per entrare nel flusso, l’attività deve presentare una sfida adeguata alle proprie capacità. Se la sfida è troppo bassa, si rischia la noia; se è troppo alta, si sperimenta ansia. Nel canto, questo può tradursi nell’esecuzione di brani che richiedono una certa complessità tecnica ma che, allo stesso tempo, non siano così difficili da far sentire il cantante sopraffatto.

Attivazione della Presenza: una delle caratteristiche del flusso è la concentrazione assoluta sull’attività in corso. Nel canto, questo significa essere completamente presenti, sentire ogni nota, ogni respiro, ogni vibrazione, senza che la mente vaghi o si perda in pensieri distraenti.

Riscontro  e biofeedback immediato: la voce fornisce un feedback costante. Sentire come il suono risuona nel corpo, come le note vengono emesse, permette di monitorare continuamente la qualità della performance. Questo riscontro immediato è essenziale per mantenere il flusso. Quando un cantante entra in questo stato, la voce scorre libera, le emozioni si manifestano in modo autentico e il pubblico può percepire una connessione profonda con l’artista; questo non solo migliora la performance, ma rende il canto un’esperienza gratificante per chi lo pratica. L’improvvisazione, in particolare nel canto, è un terreno fertile in cui addentrarsi. Richiede la capacità di creare musica in tempo reale, senza la struttura rigida di un brano predefinito. Questo richiede una sincronia perfetta tra il pensiero musicale, la tecnica vocale e l’espressione emotiva, che può essere facilitata da questo stato.

Quando si improvvisa, l’obiettivo è lasciarsi trasportare dalla musica, esplorando nuovi percorsi sonori senza paura di sbagliare. Il flusso consente di superare il timore di fare errori, poiché l’attenzione è completamente focalizzata sull’evoluzione del suono in quel preciso istante. Ecco alcuni elementi che, in questo senso,  facilitano l’improvvisazione:

Libertà espressiva: l’improvvisazione richiede di mettere da parte il controllo razionale per dare spazio alla creatività. Il flusso permette al cantante di sperimentare, esplorare nuove melodie, ritmi e armonie, senza il peso delle aspettative.

Connessione emotiva: l’improvvisazione è un atto profondamente emotivo, e il flusso amplifica questa connessione. Il cantante si fonde con la musica, creando un ponte tra il sé interiore e il mondo esterno, un’esperienza che può risultare catartica e profondamente gratificante.

Ascolto attivo: per improvvisare, è essenziale essere completamente sintonizzati con ciò che accade musicalmente. Il flusso aumenta la capacità di ascoltare attentamente ogni suono e rispondere in modo spontaneo, creando un dialogo musicale fluido con altri musicisti o con la propria voce.

Oltre a migliorare la performance, questo stato interno, è uno strumento potente per facilitare esperienze creative. La creatività, che spesso richiede di uscire dai confini della logica e del pensiero strutturato, qui trova un terreno fertile: la mente si libera da blocchi e inibizioni, permettendo al processo creativo di emergere in modo spontaneo e naturale. Uno degli aspetti più affascinanti è la sua capacità di eliminare il giudizio critico, che spesso rappresenta un ostacolo per la creatività. Invece di analizzare o mettere in discussione ogni idea, le idee fluiscono liberamente, si sviluppano e si evolvono senza interruzioni. Questo stato è particolarmente utile per i musicisti, poiché permette loro di esplorare nuovi territori sonori senza essere bloccati dalla paura di fallire o di non essere all’altezza. Attivarlo non è sempre facile, ma ci sono alcune pratiche che possono aumentare le probabilità di sperimentarlo:

Tecnica: la pratica costante è fondamentale. Più un cantante o un musicista padroneggia la tecnica, più è libero di concentrarsi sull’espressione creativa senza essere distratto dagli aspetti tecnici dell’esecuzione.

Preparazione mentale: creare le giuste condizioni mentali è essenziale. Ridurre il rumore interiore, come l’auto-giudizio e i pensieri negativi, aiuta a focalizzarsi sull’attività e a mantenere la concentrazione.

Tecniche meditative: possono essere strumenti importanti per migliorare il canto, aiutando a sviluppare maggiore consapevolezza del corpo e della respirazione. Attraverso la meditazione, i cantanti possono imparare a rilassare le tensioni muscolari, a gestire l’ansia da performance e a focalizzarsi sulla corretta emissione vocale. La pratica meditativa porta a una connessione più profonda con il proprio respiro, che è fondamentale per il controllo della voce, e aiuta a entrare in uno stato di concentrazione e calma, facilitando l’espressione vocale autentica e fluida.

 

Concetto di flusso Applicato alla Terapia

Il concetto di flusso ha trovato applicazione in una vasta gamma di ambiti, dalla psicologia alle arti, dallo sport alla gestione aziendale, e non meno importante, nella terapia. In terapia può rappresentare un potente strumento per facilitare il processo di guarigione, migliorare il benessere psicofisico e aiutare le persone a riconnettersi con sé stesse. Questo stato, descritto come un’esperienza di completa immersione e presenza, può aiutare a promuovere la trasformazione interiore e la crescita personale. In terapia si verifica quando un paziente o un cliente entra in uno stato di concentrazione e coinvolgimento profondo durante una sessione. Questo stato non è limitato a una specifica forma di terapia: può manifestarsi in molteplici contesti tra cui la musicoterapia, la psicoterapia, l’arte terapia. Nel contesto terapeutico, si manifesta quando la persona è pienamente coinvolta nell’attività terapeutica, sia essa espressiva, come il canto o il disegno, sia riflessiva, come il dialogo con il terapeuta. Nel momento in cui si instaura questo stato, le resistenze iniziano ad indebolirsi, e la persona può accedere a una dimensione più profonda del proprio sé, consentendo una maggiore consapevolezza e comprensione dei propri stati emotivi, mentali e fisici. Raggiungere questo  stato  durante una sessione terapeutica, favorisce l’ instaurarsi di una serie di condizioni favorevoli e facilitanti:

Concentrazione e focalizzazione aumentate: la mente è completamente focalizzata sull’attività in corso. Questo porta a un maggiore coinvolgimento nel processo terapeutico, aiutando la persona a rimanere presente e consapevole di sé e del proprio vissuto. In terapia, la capacità di essere pienamente presenti nel momento è cruciale per riconoscere e affrontare emozioni e traumi che spesso vengono evitati o ignorati.

Riduzione dell’ansia e del giudizio: Il flow aiuta a mettere da parte il giudizio e il pensiero critico. Questo è particolarmente utile quando il timore di essere giudicati, anche da sé stessi, può ostacolare la crescita e il cambiamento. Nello stato di flusso, l’individuo è meno incline a preoccuparsi delle aspettative sociali o del giudizio esterno, il che facilita l’esplorazione emotiva e psicologica.

Autenticità emotiva: la persona è in contatto diretto con le proprie emozioni. Questo stato permette di sperimentare emozioni autentiche, senza filtri o repressioni. In molte terapie, come nella musicoterapia o nell’arte terapia, facilita l’espressione di emozioni che potrebbero essere difficili da verbalizzare. Le emozioni possono essere esplorate attraverso il suono, il movimento, la voce, il canto aiutando la persona a comprendere meglio sé stessa.

Superamento del controllo razionale: la capacità di lasciare andare il controllo razionale. Questo può essere particolarmente utile in terapie orientate all’espressione e alla creatività, dove il controllo razionale spesso limita il processo. In questo stato, il paziente può liberare il proprio potenziale creativo e emotivo, permettendo alla terapia di diventare un’esperienza profondamente trasformativa.

Accesso a nuove prospettive e intuizioni: può favorire una connessione più profonda con il sé interiore, aiutando la persona a ottenere intuizioni(insight) e nuove prospettive sui propri problemi. Nel flusso, le resistenze interiori si indeboliscono, permettendo di vedere situazioni e vissuti da angolazioni diverse, facilitando la crescita e il cambiamento.

 

Flow e Musicoterapia

La musicoterapia è uno degli ambiti in cui si manifesta in modo particolarmente evidente. Durante una sessione di musicoterapia, sia il terapeuta che il paziente possono entrare in questo stato di coscienza profondo specialmente durante momenti di improvvisazione musicale o di partecipazione attiva alla creazione del suono o di un canto. Quando il paziente entra in questo stato durante una sessione di musicoterapia:

  • Si connette profondamente con il suono e le vibrazioni, questo aiuta a regolare le emozioni e a raggiungere uno stato di equilibrio psicofisico.
  • Lascia emergere emozioni nascoste, la musica e il canto agiscono come canali che permettono di esplorare e esprimere emozioni difficili da verbalizzare.
  • Sperimenta una sincronia con il terapeuta, a collaborazione musicale in questo caso crea un legame terapeutico forte, che favorisce la fiducia e l’apertura emotiva.

Per esempio, nell’improvvisazione musicale o vocale, l’attenzione è completamente rivolta al suono e alle emozioni che esso evoca, consentendo al paziente di sperimentare una connessione profonda con il proprio mondo interiore, facilitando così non solo l’esplorazione emotiva, ma anche il rilascio di tensioni e blocchi energetici, portando a una sensazione di sollievo e liberazione.

 Flusso e terapia corporea

Nella terapia corporea, come il lavoro con il respiro, la bioenergetica, il Qi gong, si può manifestare quando il paziente entra in uno stato di consapevolezza profonda del proprio corpo. Questo può accadere, ad esempio, durante pratiche di respirazione o tecniche di rilassamento, in cui la mente si calma e l’attenzione si sposta completamente sulle sensazioni fisiche.

  • Consapevolezza del corpo: aiuta a diventare più consapevoli delle tensioni e delle emozioni bloccate nel corpo.
  • Rilascio di tensioni: quando si entra in flow, il corpo tende a rilasciare tensioni accumulate, promuovendo una sensazione di rilassamento e benessere.

In terapia corporea, permette alla persona di entrare in uno stato di sintonia con il proprio corpo, facilitando l’emergere di emozioni legate a tensioni fisiche o traumi.

 Come promuovere lo stato di flusso

Esistono alcuni fattori che possono favorire l’avvicinamento:

  1. Creare un ambiente sicuro e accogliente: il paziente deve sentirsi libero di esplorare senza paura di giudizio o critica. Un ambiente sicuro permette al cliente di lasciarsi andare e di entrare più facilmente.
  2. Stabilire obiettivi chiari: avere una chiara comprensione di ciò che si vuole ottenere nella sessione terapeutica può aiutare a focalizzare l’attenzione e a entrare più facilmente.
  3. Incoraggiare l’espressione creativa: sia che si tratti di musica, arte, movimento o canto, l’espressione creativa può essere un canale efficace per facilitare il raggiungimento di questo stato.

Il concetto di flusso applicato alla terapia apre una strada nuova e affascinante per migliorare il processo di guarigione e di crescita personale. Che si tratti di una seduta di musicoterapia, di un dialogo profondo io di un lavoro corporeo, può facilitare un’esperienza di completa immersione che permette di abbassare le difese, esplorare emozioni nascoste e trovare un senso di benessere e autenticità. In un mondo in cui spesso ci sentiamo frammentati e disconnessi, ci offre la possibilità di riconnettersi con il nostro sé più profondo, favorendo la trasformazione e il cambiamento. Coltivare il flusso richiede costanza, presenza mentale e un approccio equilibrato tra tecnica e libertà espressiva, ma una volta raggiunto, diventa una risorsa inestimabile per ogni artista che desideri esplorare nuovi orizzonti creativi e connettersi profondamente con la propria arte e con il pubblico.

Lorenzo Pierobon 2024 ©

 

 

Laboratorio: Il mistero della Voce LAB. 18 gennaio – Firenze

dalle 14 alle 18  Tutte le date: 9 novembre

18 gennaio 2025  22 marzo 2025 24 maggio 2025

Studio Clematis via Lorenzo di Credi 20 Firenze

SUONI DELL’ANIMA-L’ESSENZA NASCOSTA DELLA VOCE

laboratorio di canto armonico, ricerca e sperimentazione vocale con Lorenzo Pierobon.

Il percorso è finalizzato all’apprendimento del canto armonico, alla ricerca vocale e alla sperimentazione attraverso lo strumento “voce”, mezzo potente ed efficace per il benessere globale della persona, in grado di liberare tensioni, blocchi, stress e ristabilire armonia. Un viaggio nel magico e misterioso mondo della voce per scoprirne tutte le possibilità , non solo dal punto di vista artistico, ma anche e sopratutto dal punto di vista spirituale ed energetico.

VISUALIZZA QUI IL PROGRAMMA DETTAGLIATO

info: cantoarmonicofirenze@gmail.com cell. 3402843870

Laboratorio: IL MISTERO DELLA VOCE 19 gennaio – Lucca

dalle 9.30 alle 13:30  Tutte le date: 10 novembre

19 gennaio 2025  23 marzo 2025 25 maggio 2025

esploreremo lo strumento “Voce”dal punto di vista artistico, ma anche e sopratutto dal punto di vista spirituale ed energetico. La meditazione con il suono, la voce e gli stati di coscienza, la voce come strumento per la ricerca spirituale, questi alcuni degli argomenti trattati. Laboratorio di canto armonico, ricerca e sperimentazione vocale

Un lavoro profondo e adatto a tutti che unisce all’utilizzo del suono e della voce un naturale movimento corporeo e pratiche di respirazione profonda.

Esploreremo inoltre la ritualità, la condivisione e la contemplazione della dimensione del sacro attraverso l’uso di questo affascinante “strumento musicale

VISUALIZZA QUI IL PROGRAMMA DETTAGLIATO

Centro AMRITA via del Brennero 344 S.Marco, Lucca
INFO E PRENOTAZIONI
cell 329 3773096 patrimartix@gmail.com
cell 335 7581124 avaditi542@gmail.com

Direzione, intenzione, proiezione: il triangolo della voce

Il “Triangolo della Voce” non è solo un concetto teorico, ma un vero e proprio strumento pratico che può aiutarci a comprendere meglio le dinamiche di questo mezzo espressivo, ponendo l’accento su tre aspetti fondamentali: direzione, intenzione e proiezione. Questi tre elementi non solo influenzano la qualità e l’efficacia del canto, ma giocano anche un ruolo cruciale nella connessione tra cantante e ascoltatore, nonché nell’impatto terapeutico della voce.

Direzione: orientamento della voce

La direzione rappresenta l’orientamento fisico e mentale del cantante. Sul piano fisico, implica il controllo della postura, della respirazione e della risonanza per dirigere il suono in modo efficiente. Ad esempio, una buona postura e una respirazione diaframmatica permettono al cantante di mantenere il controllo del flusso d’aria, che è fondamentale per una voce stabile e potente.

Sul piano mentale, la direzione implica la consapevolezza dell’obiettivo del canto, che può variare dal raggiungimento di una determinata nota alla comunicazione di un’emozione specifica. Le neuroscience spiegano che il cervello umano è altamente coinvolto nella produzione vocale, con diverse aree cerebrali che cooperano per controllare il tono, il timbro e la dizione. Una direzione chiara può migliorare la precisione vocale e la coerenza espressiva, poiché il cervello coordina meglio i muscoli coinvolti nella produzione del suono.

Le due direzioni.

Interna

Quando cantiamo dirigendo il suono verso il centro del corpo, creiamo una vibrazione che può sciogliere tensioni e blocchi emotivi. Questo processo può aiutare a risvegliare parti di noi stessi che sono rimaste silenti, offrendo una nuova consapevolezza e pace interiore.

Esterna

Proiettando la voce verso l’esterno, possiamo esprimere noi stessi con forza e chiarezza. È come lanciare  un messaggio al mondo, affermando la nostra presenza e unicità. In questo modo possiamo creare una connessione potente con gli ascoltatori, comunicando emozioni e pensieri in modo diretto e coinvolgente.

Intenzione: energia  emotiva e creativa

L’intenzione è l’energia emotiva e creativa che  i cantanti mettono nella loro espressione vocale. Questo elemento è fondamentale per creare un collegamento emotivo con l’ascoltatore. Nel canto, l’intenzione può variare dalla narrazione di una storia alla condivisione di un’esperienza personale. Ogni canzone ha il potenziale di evocare emozioni profonde, e l’intenzione del cantante è ciò che dà vita e autenticità alla performance.

Nel contesto del canto terapeutico, l’intenzione assume un ruolo ancora più significativo. Il canto è utilizzato in molte culture antiche come strumento di cura, grazie alla sua capacità di influenzare lo stato mentale e emotivo. La scienza moderna supporta questa idea, studi recenti hanno dimostrato che il canto può ridurre i livelli di stress e ansia, migliorare l’umore e persino stimolare il rilascio di endorfine, sostanze chimiche  associate al benessere. L’intenzione di benessere e cura dunque, diventa un canale attraverso il quale il cantante può trasmettere vibrazioni positive e calmanti, che possono avere un effetto terapeutico sugli ascoltatori.

I quattro tipi di intenzione.

Esplorativa

Cantare con l’intento di esplorare nuove sfumature della nostra voce e del nostro essere è un atto di scoperta personale. Questo processo può svelare potenzialità vocali nascoste e arricchire la nostra espressione artistica e personale.

Catartica

L’intenzione catartica nel canto è rivolta alla liberazione delle emozioni represse. Questo può fornire un sollievo significativo, aiutandoci a gestire meglio lo stress e le tensioni quotidiane. La liberazione emotiva attraverso il canto è una pratica che risale a tempi antichi, utilizzata in molte culture come strumento di purificazione e rinascita.

Curativa

Cantare con l’intenzione della cura può influire positivamente sul benessere fisico e psicologico. Studi neuroscientifici hanno dimostrato che il canto può stimolare il rilascio di endorfine e migliorare l’umore, riducendo i sintomi di ansia e depressione.

Connessione

Infine, l’intenzione di connessione è quella che cerca di creare un legame con gli altri e con il mondo. Cantare in gruppo o per un pubblico può costruire una sensazione di appartenenza e comunità, rafforzando i legami sociali e promuovendo l’empatia. (vedi l’articolo: La preparazione di un concerto: un viaggio tra simbolo, metafora e senso del sacro)

Proiezione: trasmissione della voce

La proiezione è il vertice del triangolo e rappresenta il modo in cui la voce del cantante viene trasmessa all’ascoltatore. Una buona proiezione richiede non solo una tecnica vocale solida ma anche una forte connessione emotiva e fisica con il pubblico. Nel canto, la proiezione è spesso associata alla capacità di riempire uno spazio con il suono, ma è anche una questione di trasmettere chiaramente il messaggio e le emozioni.

Nel canto terapeutico, la proiezione è cruciale per l’efficacia del trattamento. Ad esempio, nelle pratiche di canto armonico, il cantante usa tecniche specifiche per creare frequenze che risuonano in diverse parti del corpo, influenzando così l’equilibrio energetico e promuovendo il benessere. La proiezione non è solo una questione di volume, ma anche di qualità del suono e di intonazione, che possono influenzare il sistema nervoso e le onde cerebrali degli ascoltatori.

Il Triangolo della Voce offre un modello per esplorare il potenziale della voce umana sia nel campo artistico che in quello terapeutico. La direzione, l’intenzione e la proiezione sono elementi interconnessi che, se ben compresi e sviluppati, possono elevare l’esperienza della Voce a livelli straordinari. Questa consapevolezza non solo arricchisce la pratica vocale ma offre anche strumenti per la cura e il benessere, dimostrando ancora una volta il potere trasformativo della voce umana.

Lorenzo Pierobon 2024 ©